Sesso in cambio di esami all'università Federico II, verifiche su cinque cattedre

Sesso in cambio di esami all'università Federico II, verifiche su cinque cattedre
di Leandro Del Gaudio
Sabato 9 Maggio 2020, 08:00 - Ultimo agg. 11:01
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Saranno ascoltati come potenziali testimoni del sexgate a Giurisprudenza. Potrebbero essere infatti convocati almeno cinque docenti che vengono tirati in ballo - ovviamente in modo indiretto e inconsapevole - nel chiacchiericcio che viene intercettato nel corso delle indagini a carico del docente Angelo Scala. Dopo la notifica della misura cautelare a carico del prof di Diritto di procedura civile, è facile comprendere l'esigenza di nuove verifiche da parte della Procura. Potrebbero essere ascoltati, come persone informate dei fatti, alcuni docenti riconducibili alle cattedre di Diritto dell'Unione penale, Diritto penale, Scienza delle Finanze, Economia politica, procedura civile, che vengono di volta in volta tirati in ballo da Scala e dagli studenti finiti sotto inchiesta. Voti in cambio di sesso, almeno una ventina di alunni coinvolti, inchiesta per una serie di pressioni indebite nei confronti di alunni e alunne disponibili ad assecondare le avance del docente in cambio di un voto all'esame. E ancora: prove mai sostenute, voti regalati grazie al sistema elettronico (con l'inserimento di pin e numero di matricola), carriere agevolate in cambio di prestazioni sessuali, secondo le ipotesi investigative a carico di Scala. Mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, finanche scene hot filmate nella stanza del prof, lì in dipartimento in via Porta di Massa, che spingono gli inquirenti a svolgere altre verifiche. Di che tipo? In alcuni casi, alunni e alunne chiedono al docente Scala un aiuto a sostenere altre prove di esame, facendo i nomi dei titolari di altre cattedre o gli esponenti di altre commissioni di esame, accettando sempre e comunque un linguaggio cameratesco, in alcuni casi fortemente allusivo, in altri esplicitamente riferibili al sesso. Espressioni di questo tipo: «Prof devo fare questo esame con omissis , mi aiuta lei?»; oppure: «Con chi devi fare l'esame? Ok ci penso io...». Parole che sembrano millanterie o semplici spacconate, dal momento che fino a questo momento non è emerso alcun sospetto nei confronti di altri docenti, all'ombra di altre cattedre, ma che spingono comunque gli inquirenti ad andare fino in fondo. Difficile infatti immaginare che ci siano stati altri docenti disposti ad accettare anche una semplice raccomandazione da parte di un collega, vista la serietà di un'istituzione che ha fatto della meritocrazia il proprio punto di forza.

Raggiunto dal Mattino, Angelo Scala si dice convinto di dimostrare la propria estraneità alle accuse, a partire da una premessa: «Non ho mai regalato esami in cambio di sesso; non ho mai raccomandato alunni ad altri colleghi. Chiacchiere a parte, riuscirò a dimostrare la correttezza della mia condotta». Eppure, la storia delle presunte raccomandazioni si trasforma in un vero e proprio capo di imputazione, agli occhi del gip Simona Cangiano, a proposito dei rapporti tra Scala e una sua alunna. Preoccupata per la difficoltà ad andare avanti negli studi, angosciata dai genitori che le chiedono quando finirà il corso di laurea, la studentessa si rivolge al professore Scala. Conversazioni in parte filmate - grazie alla microcamera nella stanza del prof al settimo piano di via Porta di Massa -, in parte intercettate, che spingono il giudice a parlare di «disponibilità» da parte del docente a intercedere presso alcuni suoi colleghi titolari di cattedre. E si fa esplicito riferimento ad altre cattedre di Giurisprudenza, in una triangolazione che - almeno per il momento - è rimasta ferma al semplice dialogo tra due soggetti più o meno complici. Sono cinque le cattedre interessate dal ragionamento del professore Scala con alcuni suoi alunni, che rappresentano un pezzo importante del cammino universitario di qualsiasi matricola. Inchiesta condotta dai pm Francesco Raffaele e Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, si attendono gli esiti dell'interrogatorio di Scala.

Difeso dal penalista Claudio Botti, il docente si prepara al confronto con il giudice, sul «ci penso io» rivolto agli alunni meritevoli di un «27 di stima» o di un voto «omnibus». 

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