Coronavirus a Napoli, sgomberato l'ospizio focolaio di Fuorigrotta: la verità dalle cartelle cliniche

Coronavirus a Napoli, sgomberato l'ospizio focolaio di Fuorigrotta: la verità dalle cartelle cliniche
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 3 Aprile 2020, 08:00 - Ultimo agg. 15:38
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Vogliono capire quando sono partite le prime segnalazioni di pericolo, quando sono scattati i primi allarmi. Vogliono verificare se la catena di informazioni è stata rapida ed efficace, se si poteva evitare che un intero ospizio diventasse il centro di una sorta di focolaio da coronavirus.

Sono queste le prime mosse investigative, nell'ambito dell'inchiesta sulla casa di cura per anziani La casa di Mela, a Fuorigrotta, dallo scorso fine settimana al centro di verifiche incrociate per l'alto numero di contagi. Un caso per molti versi drammatico, che ha spinto ieri mattina l'Asl Napoli uno ad accogliere l'allarme dello stesso management della casa di cura, disponendo il trasferimento di tutti gli ospiti rimasti in ospizio. Una misura d'emergenza scattata all'indomani della quarantena per decine di ospiti e dipendenti, alla luce di numeri choc in materia di contagi: tre ospiti deceduti in pochi giorni (due dei quali positivi al corona virus), ben 23 anziani contagiati, con l'attesa del referto per altri 17 tamponi.
 

 

Un trasferimento reso noto dall'assessore comunale alla Sanità Lucia Francesca Menna (in sinergia con il presidente della X Municipalità Diego Civitillo), che ha dichiarato: «Gli anziani verranno ricoverati in reparti ospedalieri individuati a seconda delle condizione di ciascuno. La struttura verrà sanificata, mentre il personale è già stato sottoposto a tampone e dovrà seguire il protocollo sanitario come da direttiva dell'Asl Napoli 1». Un intervento scattato ieri mattina, dopo che nei pressi della struttura - siamo in via delle Scuole pie - si sono registrati momenti di tensione (rimasta sempre civile) da parte di alcuni parenti degli ospiti della casa di cura. Una situazione degenerata all'improvviso, a partire dallo scorso sabato pomeriggio, quando una donna di 91 anni è morta dopo aver fatto registrare stati influenzali. Poi sono morti altri due anziani, mentre l'esito dei tamponi ha confermato la presenza di una sorta di focolaio, per giunta al centro di un quartiere cittadino. Paura, rabbia, recriminazioni.
 

Si muove la Procura di Napoli, mentre vanno avanti le verifiche dei carabinieri, che puntano a capire cosa sia accaduto all'interno della dimora per anziani e cosa è stato fatto per arginare sul nascere il contagio. Accertamenti in corso sulle cartelle cliniche degli ospiti deceduti, ma anche sulle comunicazioni rese dall'amministrazione dell'ospizio ai medici di base e da questi al personale asl. Si parte dalla versione de La Casa di Mela, resa nota dall'avvocato Vittoria De Iorio, che sostiene di aver agito in modo tempestivo. Stando alla ricostruzione del legale, dopo la morte della prima ospite, l'ospizio avrebbe addirittura chiamato la polizia, pur di aver i tamponi sugli altri ospiti. Una versione che ovviamente attende riscontri investigativi, sulla scorta della testimonianza dei medici di base (uno dei quali era punto di riferimento di almeno dieci anziani ospiti dell'ospizio) e del raccordo di informazioni tra questi ultimi e la dirigenza dell'Asl Napoli uno. Ci sono stati ritardi? Perché la scorsa settimana, quando sono stati avvertiti i primi sintomi influenzali, non si è intervenuti subito? Ha spiegato al Mattino Tiziana Spinosa, direttrice dell'Unità di prevenzione collettiva del distretto 25 dell'Asl: «Prima del decesso di sabato, c'era una serie di anziani che da giorni avevano accusato sintomi sospetti, tra cui febbre alta, ma non ci è arrivata alcuna comunicazione di questa situazione che doveva essere monitorata dai medici di medicina generale, che hanno in carico i propri pazienti e per i quali l'Asl provvederà ad accertamenti».

Tutto a partire da una domanda: perché non è stato arrestato il contagio sul nascere? 

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