Sgombero centri sociali “Sgarrupato” ed “Eta Beta”, sit-in a Palazzo San Giacomo: «Siamo sotto attacco»

Sgombero centri sociali “Sgarrupato” ed “Eta Beta”, sit-in a Palazzo San Giacomo: «Siamo sotto attacco»
di Alessio Liberini
Mercoledì 22 Giugno 2022, 23:03 - Ultimo agg. 23:10
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In piazza ci sono centri sociali, associazioni di quartiere, disoccupati e realtà della sinistra radicale, provenienti da quasi ogni angolo della città. È un grido, unisono, di amarezza e delusione quello che hanno portato questo pomeriggio circa 300 attivisti della città in piazza. In sit-in all’esterno di Palazzo San Giacomo per sostenere la “chiamata alle armi” fatta dai volontari dello Sgarrupato ed Eta Beta. I due centri sociali del popoloso quartiere Montesanto che oltre 20 anni orsono hanno recuperato il parco (fin ad allora in preda al degrado e all’abbandono) dei Ventaglieri. Dando vita ad una serie di azioni - come le attività sociali rivolte ai bambini e la spesa solidale, svolta nel periodo del primo lockdown per gli abitanti meno abbienti della città -  che negli anni hanno coinvolto numerosi cittadini. Una realtà figlia di quella Napoli che si rimbocca le maniche da sola, anche nei momenti più difficili, ma che oggi rischia di scomparire a causa di «una comunicazione di revoca, da parte del Comune, di una convenzione stipulata un anno e mezzo fa per le nostre attività completamente volontarie. Di conseguenza ci è arrivato il pre avviso di sgombero» racconta l’attivista Alfonso De Vito.

Una decisione, «arrivata a seguito di un blitz dei funzionari del Comune e dell’Assessora alle Politiche giovanili e al Lavoro, Chiara Marciani, risalante allo scorso marzo», che i volontari chiedono pertanto di rivedere. Al fine di evitare lo sgombero dei due centri che offrono, quotidianamente, servizi sociali agli abitanti del popoloso quartiere. Nel mentre in città il clima resta elettrico per analoghi provvedimenti che sono giunti anche a diverse realtà che oggi hanno deciso di unirsi al grido di protesta. «Non siamo i nemici del popolo siamo quelli che danno supporto alla gente» spiega un’attivista invocando all’amministrazione comunale di fare un passo in dietro, per comprendere le attività svolte in questi anni. Contestualmente già per il prossimo 30 giugno, fanno sapere gli organizzatori della protesta, è stato convocato un tavolo a Palazzo San Giacomo in cui dovrebbe essere presente anche l’assessora Marciani.

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«Ci sentiamo traditi – racconta il presidente dello Sgarrupato, Franco Di Stasio – dal momento che abbiamo fatto delle attività che nessuno aveva tentato di fare e ci avevamo creduto: ci crediamo ancora». «Penso alla spesa sociale fatta durante il Covid – racconta Franco alla piazza, prima di cadere in un momento di forte commozione – Sono andato in giro all’età di oltre 70 anni, senza avere paura, a portare beni di prima necessità perché la gente non poteva mangiare. L’ho fatto con piacere perché ci credevo e alla fine mi sento dire da quest’amministrazione che quello che noi facevamo era illegale».

Nell’amarezza del presidente De Stasio c’è la delusione di gran parte del quartiere, posto nel cuore di Napoli, che in questi anni ha trovato “riparo” nei luoghi dei due centri sociali.

Come i giovanissimi calciatori dello Spartak San Gennaro o gli altrettanto giovani musicisti della banda dell’Associazione ScalzaBanda ONLUS che oggi ha suonato in piazza per sostenere la causa dello Sgarrupato e dell’Eta Beta. Mentre sui social sono piovuti, già negli ultimi giorni, messaggi di solidarietà provenienti dal mondo del teatro e della cultura. 

«La nostra vertenza – spiega l’attivista Chiara Palumbo – si siede al tavolo con tutte le altre, come il Gridas di Scampia e la biblioteca nazionale, spazi che attualmente sono sotto attacco. Fondamentalmente siamo una cosa sola: abitanti che hanno preso coscienza del fatto che le politiche sociali, in questa città, non funzionano e si sono attivate all’interno dei territori partendo dal basso e mettendo a disposizione della cittadinanza competenze e professionalità a titolo gratuito».

«Non abbiamo l’ambizione di sostituirci alle istituzioni – dice, invece, Jessica Sciarnè, volontaria dello sportello donne "D. I. A. NA", dove si svolgono consulenze legali ed ascolto – ma evidentemente c’è un vuoto che è sempre più importante da colmare. Lo vediamo nel momento in cui tante donne si sono interfacciate a noi nonostante questo sportello sia molto giovane. Questo ci dimostra il fatto che persiste un’assenza».

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