Sicurezza, via al progetto «Mille occhi sulla città»: in campo l'esercito dei vigilantes

Sicurezza, via al progetto «Mille occhi sulla città»: in campo l'esercito dei vigilantes
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 22 Marzo 2018, 10:37
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Non saranno «ronde». E tanto meno, a scendere in strada, toccherà a quei cittadini esasperati, pronti a tutto, anche a vestirsi da sceriffi metropolitani. Al termine del comitato per l'ordine e la sicurezza convocato in Prefettura vince la linea proposta dal questore di Napoli, Antonio De Iesu. Almeno 300 uomini in più vigileranno sulla città che continua a registrare aggressioni, «stese», agguati, omicidi, ferimenti, rapine, risse e altri gravissimi episodi legati anche al fenomeno delle bande giovanili. Soprattutto di notte: ed è alle guardie giurate che si affiderà - questo emerge dal tavolo convocato dal prefetto Carmela Pagano - un ruolo importante sul fronte della prevenzione.

Sicurezza partecipata. De Iesu ha proposto e ottenuto il via libera ad un progetto che con il tempo era finito in un cassetto: il progetto «Mille occhi sulla città» varato nel 2009 dal ministero dell'Interno, e subito fatto proprio dall'allora questore di Napoli (oggi prefetto a riposo) Franco Malvano. Lo spirito di quel provvedimento - applicato, a dire il vero, solo da poche metropoli - è semplice ma efficace: per ottenere un contributo info-investigativo prezioso, per fornire un aiuto vero, concreto, alle pattuglie delle forze dell'ordine impiegate sul territorio, devono scendere in campo anche le agenzie di vigilanza privata. È triste doverlo ammettere: ma ci voleva il sacrificio di Franco Della Corte - la guardia giurata massacrata a colpi di bastone la notte del tre marzo da un branco di minorenni che volevano rubargli la pistola d'ordinanza - per rispolverare quella cartellina abbandonata in uno dei tanti cassetti trasformati nel dimenticatoio delle buone intenzioni.
 
Trecento in campo. Dalle stime ufficiali, nella sola città di Napoli e nell'arco delle 24 ore scende in campo un altro «esercito» di tutori dell'ordine: sono quei vigilantes pronti a sacrificare la vita non solo presidiando gli ingressi degli istituti di credito sempre più spesso presi di mira dai criminali e dagli specialisti della «banda del buco»; ma anche girando in lungo e in largo - nei compiti d'istituto assegnati loro - una città a rischio micro e macrocriminale. A Napoli la sicurezza non può essere considerata un optional. In una città che vive sotto un controllo costante delle forze dell'ordine, rinforzato peraltro da pattuglie di militari dell'Esercito impiegate nella missione anti-terrorismo, serve ancora qualcosa. Ed è per questo che il questore convocherà a breve tutti i responsabili degli istituti di vigilanza privata (che per legge - ai sensi del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza - dipendono da lui) per coinvolgerli in un progetto ambizioso.

Occhi sulla città. Non sono chiacchiere. E De Iesu è pronto a coinvolgere i vigilantes sul campo. Occorrerà, tanto per cominciare, individuare un sistema tecnologico capace di mettere a disposizione delle «guardie particolari» (così le identifica la norma) un sistema di comunicazione in grado di collegarle alla centrale operativa del 113, gestito dall'Ufficio prevenzione generale diretto dal primo dirigente Michele Spina.

«Il nostro impegno - dichiara De Iesu al «Mattino» - è finalizzato non solo a valorizzare il prezioso lavoro di chi fa la guardia giurata, ma anche a realizzare concretamente il concetto di sicurezza sussidiaria». Al tavolo del comitato per l'ordine pubblico in Prefettura era Umberto De Gregorio, presidente dell'Eav, Ente Autonomo Volturno.
 
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