Silvestro, il cocchiere di Napoli: «Io, in carrozza dai tempi di mio nonno mandato in pensione dal nuovo codice»

Silvestro, il cocchiere di Napoli: «Io, in carrozza dai tempi di mio nonno mandato in pensione dal nuovo codice»
di Antonio Menna
Sabato 13 Luglio 2019, 07:28 - Ultimo agg. 08:09
4 Minuti di Lettura
Porta al collo una medaglietta d'oro con la stampa di una foto. La mostra con orgoglio sotto il sole rovente di luglio davanti al Maschio Angioino. «Questo è Eugenio», dice. «È morto 14 anni fa». Bacia l'immagine, come fosse un figlio perduto, un genitore che non c'è più. Invece è un cavallo. «Io a questi animali voglio bene come fossero figli miei». Va subito al cuore del problema, Silvestro Ariosto, 67 anni, 55 dei quali passati a bordo di una carrozza a portare i turisti in giro per Napoli. «Faccio questo mestiere ricorda da sempre. E prima di me lo facevano mio padre Gennaro e mio nonno Silvestro. I cavalli ci hanno dato da mangiare e noi abbiamo tutto l'interesse a trattarli bene. Il mio profuma di sapone, ha un manto bianco che luccica, mangia bieta e carote di alta qualità, è forte e in buona salute. È il re della carrozza». È allibito, Silvestro.

 

LA RIFORMA
La notizia che nella Commissione trasporti della Camera è stata approvata la riforma del codice della strada, con l'abolizione dell'articolo 70, quello che consente il servizio di piazza a trazione animale, lo fa trasalire. «E io che mi dovrei mettere a fare, se abolissero le carrozze coi cavalli? Questi sono pazzi». Invece a Roma si fa sul serio: la norma arriverà nell'Aula di Montecitorio la prossima settimana. Poi al Senato per l'approvazione definitiva: sembrano tutti concordi, maggioranza e opposizione. «I cavalli non dovranno più soffrire nel traffico delle città», dicono. Carrozzelle e botticelle potranno circolare solo in riserve naturali e parchi pubblici. Niente più giri turistici nei centri storici. Per non lasciare gli esercenti senza un'attività, avanza la proposta di sostituire l'autorizzazione con una licenza speciale di taxi turistico. Una trazione a motore, insomma, al posto del cavallo. «Questi non stanno bene con la testa», commenta Silvestro.
A Napoli il servizio lo fanno in quattro. Uno sta nel Palazzo reale e tre davanti al Maschio Angioino. A volte uno di loro sale al bosco di Capodimonte. «I turisti dice Silvestro vogliono la carrozza coi cavalli come a Venezia vogliono la gondola. Fa parte del quadro. Si siedono comodi, noi andiamo piano, loro si guardano attorno. Si fa in tutto il mondo, solo qua no? Il maltrattamento dell'animale non esiste: nessuno ama il cavallo più di noi che ci lavoriamo. Ci dà da mangiare. Ma vi pare che lo vogliamo fare stare male? Viene prima il cavallo e poi noi. Piuttosto, perché qui al posteggio non ci danno uno spazio all'ombra, attrezzato? Io mi devo portare le taniche d'acqua da casa per dare da bere all'animale. Lo rinfresco io, nemmeno una fontana abbiamo. E poi dalle tredici alle sedici siamo già costretti allo stop. Non possiamo circolare perché c'è l'obbligo di portare il cavallo all'ombra e farlo riposare. Lo mettiamo a Palazzo reale e poi riprendiamo quel poco di lavoro che c'è».
LA MEDAGLIETTA
Silvestro riafferra la medaglietta d'oro con la foto di Eugenio, il cavallo che ha fatto servizio per 22 anni. Poi accarezza il manto bianco di Giorgio, quello attualmente al lavoro. «Ha 18 anni di vita dice Silvestro -, è forte. La notte lo tengo a San Giovanni a Teduccio, nel palazzo dove vivo. E ogni mattina ce ne veniamo qua. Sono cavalli abituati a fare questo. Sono animali che hanno sempre trainato, non si spaventano. Certamente, vanno trattati bene. L'alimentazione è importante, l'acqua, l'ombra. Noi abbiamo tutti i certificati, facciamo le visite dal veterinario. Ho portato mezzo mondo su questa carrozza, io divento un amico dei turisti. Gli do i consigli. Ho fatto pure il cinema, con questo mezzo». Mostra una carrozza tenuta a lucido, Silvestro, con una sorta di contachilometri d'epoca ristrutturato, la medaglietta della vecchia licenza 41, quella del padre (quando a Napoli andavano tutti quanti con le carrozze), immaginette riprodotte nel telaio, come un santuario personale e familiare. «Qua sopra ci sta tutta la mia vita. Con questa carrozza ho portato Beppe Fiorello quando interpretava Giuseppe Moscati. Ho portato americani, francesi, russi, cinesi. E se ne vanno tutti contenti. Chi propone l'abolizione del giro in botticella non sa che il turismo si fa così. Al forestiero si devono dare queste cose qui. I prodotti caratteristici. Se volessero il bus o il taxi lo prenderebbero. Ce ne stanno tanti. Ma se vengono qua e si siedono, vogliono fare questa esperienza. E noi dobbiamo togliere tutto da mezzo perché gli animalisti hanno pietà del cavallo? Glielo hanno chiesto loro al cavallo se è contento? Lo so io quando Giorgio mio sta bene o non sta bene. Se mangia, beve, dorme, si riposa; se lo curiamo e lo amiamo sta bene e gli fa pure piacere farsi la camminata per Napoli. Venissero qui i signori politici di Roma. Venissero a parlare al mio cavallo e vediamo se gli risponde».
L'EREDE
Accanto a Silvestro già lavora la nuova generazione. È un nipote poco più che ventenne. Aiuta il cocchiere, chiama i turisti, parla tre lingue, sistema il sedile quando si siedono e partono, lui attende la carrozza al posteggio assegnato. «Fare questo lavoro? Perché no?», dice. «Almeno gli lasciamo qualcosa a questi ragazzi interviene Silvestro -. Un'attività di tre generazioni deve chiudere perché i cavalli soffrono? E prima non soffrivano? Io voglio sperare che questa cosa non succeda. Ma se arriva il divieto, io già lo dico, col mio Giorgio, continuo a uscire. Voglio vedere che mi fanno. Questi sono pazzi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA