Sicurezza e vigilanza in ospedale: via alla campagna di sensibilizzazione

Sicurezza e vigilanza in ospedale: via alla campagna di sensibilizzazione
di Melina Chiapparino
Lunedì 23 Ottobre 2017, 09:34 - Ultimo agg. 09:40
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Una campagna di sensibilizzazione contro le aggressioni nei presidi sanitari. È questa l’iniziativa messa in campo dal Sindacato Medici Italiani dell’Asl Napoli 1, per tutelare camici bianchi ed operatori sanitari sempre più bersaglio di episodi di violenza. L’idea nasce dalla raccolta dati che documenta il gran numero di aggressioni consumate negli ultimi 2 anni, tra le mura ospedaliere. Cifre che secondo lo Smi testimoniano la necessità di aumentare la sicurezza degli operatori senza chiudere i presidi di continuità assistenziale sul territorio e sopratutto durante la notte.

«Non si combatte la violenza chiudendo i presidi- ha spiegato Ernesto Esposito, segretario aziendale Smi- dalla nostra ricognizione è emerso che sono maggiormente a rischio le strutture localizzate nelle aree di montagna della regione e nelle periferie delle città dove spesso manca la vigilanza». La campagna di sensibilizzazione è indirizzata soprattutto alle istituzioni e ai vertici aziendali Asl per sollecitare il maggior impiego di vigilanza privata.

«Un ruolo insostituibile è svolto dai vigilantes, attualmente presenti in molti presidi della Asl Napoli 1 - continua Esposito - per questo motivo abbiamo incontrato il Presidente Nazionale delle Guardie Giurate Giuseppe Alviti, stilando un piano per potenziare l’azione di controllo e vigilanza e proporlo alle istituzioni». La questione della vigilanza privata e delle aggressioni subite dai sanitari è rimbalzata a livello nazionale nell’incontro tra lo Smi ed il presidente del Senato, Pietro Grasso.

«Nei giorni scorsi era stato lanciato un appello alle massime istituzioni del nostro Parlamento - ha dichiarato Pina Onotri, segretario generale dello Smi - abbiamo riscontrato grande sensibilità del presidente del Senato sulla necessità di risposte concrete al senso di abbandono, disagio e rabbia che vivono i medici, soprattutto le donne, quando sono in prima linea sulle ambulanze e nei pronto soccorso».

 
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