Speranza e impegno. «Ora qui a Napoli serve una chiesa in cui si viva e si celebri vita di uomini e donne. Per questo desidero una chiesa che lavi i piedi a uomini e donne senza chiedere nulla in cambio, senza prezzo di credere in Dio o di andare in chiesa la domenica. Una chiesa realmente prossima e aperta ai poveri e a chi soffre». È questa la strada tracciata dall'arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, che ha aperto oggi il 31esimo sinodo nella città, celebrandolo nel nuovo anfiteatro di piazza Garibaldi, luogo scelto perché porta della città davanti alla stazione ma anche luogo frequentato da tanti immigrati a Napoli e di notte usata come posto per dormire da chi è senza casa.
Battaglia è intervenuto dopo le testimonianze di un lavoratore di Whirpool, sul lavoro perso, di una 19nne di Portici, sulla evengelizzazione dei giovani, di una immigrata da Costa d'Avorio 20 anni fa che oggi si occupa degli immigrati a Napoli, di una coppia di età avanzata, in amore. «Grazie a loro - ha affermato l'arcivescovo - per le testimonianze e le provocazioni che ci danno forza per guardare Dio come costruttore di speranza, cominciando dalla periferia e da coloro che non ce la fanno.
La celebrazione, che si è svolta davanti a circa 500 fedeli dei tre cortei provenienti dalle chiese di Sant'Anna alle Paludi a corso Lucci, di San Pietro ad Aram all'inizio del Rettifilo e di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana. A guidarli tre vescovi ausiliari don Michele Autuoro, padre Franco Beneduce e don Gaetano Castello.