Quei milioni potrebbero aver sostenuto anche un giro di usura, prestiti a strozzo, di quelli che tolgono la vita a un imprenditore abituato a tenere i conti apposto. Soldi di Stato, finanziamenti pubblici, milioni di euro assegnati sempre alle stesse ditte, a loro volta impegnate - in un regime di monopolio - nella bomifica di impianti e reparti industriali. Soldi che hanno consentito di tenere in piedi anche un giro di usura che, a lungo andare avrebbe spinto un cittadino a togliersi la vita. Parliamo di un imprenditore onesto, per nulla contiguo al crimine organizzato, lontano dalle logiche dei clan, finito alla lunga al centro di una trama criminale. Brutta storia, a leggere le carte dell'inchiesta culminata pochi giorni fa negli arresti di dirigenti, manager pubblici, imprenditori e presunti camorrosti. È il caso di un uomo che, nel 2015, decise di togliersi la vita, dopo essere stato inghiottito in una trama criminale messa in piedi - si legge ora nelle carte della Dda - da imprenditori ritenuti vicino alla camorra. Anzi: contigui ai clan e pronti a corrompere sponsor politici e amministrativi.
Sma, fanghi di depurazione e tangenti: «In quel bacino non lavora nessuno ma da lì escono voti»
IL GIALLO
Brutta storia, quella raccontata dalle verifiche dalla Finanza (agli ordini del comandante Agostino Tortora): è il 13 novembre del 2015, quando Giuseppe Iorio si toglie la vita. È nel pieno dei suoi anni, ha una famiglia ed è un imprenditore affermato nel campo ortofrutticolo.
Da tempo indicato come imprenditore al soldo della camorra, Abbate viene assolto in appello dall'accusa di estorsioni nell'inchiesta sull'ipermercato Auchan di via Argine. Mercoledì mattina è stato arrestato, con l'accusa di aver pagato tangenti, in particolare di aver tenuto al soldo Lorenzo Di Domenico, ex direttore della Sma Campania. Difeso dai penalisti Vincenzo Maiello e Leopoldo Perone, Abbate venerdì mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere. È nella cantina della sua villetta di Volla che i finanziari hanno recuperato quattro milioni di euro in contanti, soldi trasferiti in una sorta di carrello presso un ufficio postale. Va considerato non colpevole (stessa presunzione di innocenza per Borriello e Gaglione), anche se attorno al suo ruolo ruota tutta la storia che dà inizio all'inchiesta Sma Campania.
È da un fatto apparentemente isolato - il suicidio di un imprenditore - che la Procura decide di puntare i riflettori su quello che diventerà mister 4 milioni di euro. Stesso percorso intrapreso dalla Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocino, che scava sui rapporti tra Giovanni Caruson al Vomero e alcune ditte che si occupano di «trattare» i fanghi dei depuratori. Un'inchiesta che punta a fare chiarezza su sponsor politici e coperture amministrative di chi, per anni, ha gestito milioni di euro per lo smaltimento dei fanghi, soldi assegnati a trattativa diretta e in regime di proroga. Soldi su cui ora si abbatte anche l'ombra dell'usura.