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Affaire rifiuti, le intercettazioni: «Sma, scenderà in campo mezza mafia campana»

di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 7 Marzo 2018, 08:19 - Ultimo agg. : 12:03
5 Minuti di Lettura

La Sma? Un affare per il quale «scenderà in campo mezza mafia della Campania», roba che bisogna scomodare anche le discariche del Beneventano. Ne sono convinti imprenditori in odore di camorra, stando a una delle intercettazioni depositate nel corso del procedimento a carico di uomini d'affari, dirigenti regionali, politici con aspirazioni nazionali. Intercettazioni in cui viene tirato in ballo Luciano Passariello (la cui voce non viene mai captata nel corso di questa indagine), ma anche Agostino Chiatto, impiegato regionale distaccato alla Sma, la società in house della regione Campania finita al centro delle indagini della Procura di Napoli. Ipotesi di tangenti, di cordate di imprenditori da un lato legati ai clan Cimmino e Bidognetti, dall'altro in grado di vantare entrature in Regione, all'ombra dell'ultima emergenza rifiuti: la necessità di trasferire i fanghi dai depuratori della Campania, in uno scenario di emergenza creato a tavolino. Ma andiamo con ordine a partire dal provvedimento adottato dalla ottava sezione del Riesame, che ha confermato il sequestro del computer e del telefonino messo a segno lo scorso 15 febbraio, a sottolineare la consistenza di un'indagine che si è avvalsa anche del lavoro di Fanpage e dell'azione del boss pentiti Nunzio Perrella nei panni di agente istigatore. Ma torniamo alle intercettazioni depositate al Riesame, frutto del lavoro dei pm Ivana Fulco e Henry John Woodcock e dei colleghi Sergio Amato e Ilaria Sasso del Verme, sotto il coordinamento dell'aggiunto Giuseppe Borrelli. Centrali sono i rapporti tra l'imprenditore Giovanni Caruson e il dirigente regionale Lucio Varriale, in un crescendo di riferimenti a soldi e spartizioni di denaro, che hanno spinto gli uomini della Mobile (guidata dal primo dirigente Luigi Rinella) a parlare di una sorta di sistema sma. In sintesi, gli imprenditori «sponsorizzati» dalla camorra del Vomero puntano ad ottenere appalti per la rimozione dei fanghi, girando poi tangenti ai dirigenti e - sempre secondo l'accusa - allo stesso politico di riferimento. Ma seguiamo quanto emerge dalle intercettazioni finite agli atti. Siamo ai primi di febbraio scorso, Giovanni Caruson ha l'auto imbottita di cimici: parla di un incontro con Varriale, di un'offerta per l'affare rimozione dei fanghi, del lavoro di Varriale che «dovrà mettere l'offerta sul tavolo di Luciano Passariello», per lunedì 12 febbraio. È il punto in cui si parla di una presunta spartizione di soldi che, se fosse riscontrata, dimostrerebbe l'esistenza di un giro di tangenti all'ombra della municipalizzata della Regione.
 
E torniamo alle intercettazioni. Scrive la Mobile: «Caruson afferma che 20mila euro vanno a Chiatto, 10 o 20mila euro vanno a Lucio Varriale, 15mila a se stesso, 15mila a Maione, 5mila a Andrea Basile, e quindi al sistema ed altri 5mila euro ai ragazzi della campagna elettorale». Insomma, tangenti per accedere nella segreteria politica di Passariello? Difeso dai penalisti Giorgio Pace e Francesco Paone, Chiatto si dice determinato a dimostrare la correttezza del lavoro svolto in Regione, pronto a respingere accuse che emergono da stralci di intercettazioni di altri soggetti. Stessa posizione per gli altri imprenditori coinvolti in questa storia di presunte tangenti, appalti su misura e voti sporchi. E non ci sta lo stesso Luciano Passariello. Difeso dal penalista napoletano Giuseppe Ricciulli, il consigliere regionale respinge in modo categorico allusioni e veleni finora emersi dai primi step di questa indagine. Ma sono decine le intercettazioni agli atti. Secondo la ricostruzione della Mobile, Caruson ragiona sulla possibilità di dare tangenti per 20mila euro a Chiatto, che non aveva neppure conosciuto, ma che si apprestava ad incontrare grazie alla mediazione di Varriale. È l'otto febbraio scorso, quando ne discute con Abramo Maione: «Questo mi ha detto voglio fare pure il regalo a Passariello, io vi porto pure da Passariello, però guagliò, devi fare un'altra leccatina...». Quindi: «Più o meno con 80mila euro siamo dentro, tanto a Chiatto gli dò 20mila euro, 10mila euro a Lucio (Varriale)...». E Ambramo dal canto suo sembra confermare il ragionamento: «Quarantamila euro a loro minimo, quindicimila euro a me, quindici a te e gli altri dieci che rimangono, cinque ad Andrea Basile, cinque ai ragazzi della campagna elettorale, poi se devo fare qualche azione su qualche posto, dato che io risparmio, nei soldi che risparmiamo, dato che andiamo a chiedere il piacere di 150-160...». Frasi che indicano il tetto delle 160 euro per ogni tonnellata di fango rimossa, un prezzo astronomico e per niente competitivo, se si pensa che - in alcune gare andate deserte - il tetto imposto dalla Sma era di 125 euro a tonnellata. Materiale tutto da approfondire, anche alla luce di quanto emerso dai video di Fanpage costati le dimissioni dell'amministratore Sma Domenico Di Lorenzo (che sembrava trattare appalti a 145 euro a tonnellata con Perrella) e dello stesso ex presidente Biagio Iacolare. Il resto è storia di parole in libertà, chiacchiere, che tirano in ballo politici e dirigenti regionali. Scrive la pg: «Caruson dice che questo è un momento favorevole in quanto Lucio ha preso il porco per le corna, chiedendo un piacere a Passariello, nel momento in cui quest'ultimo sta passando da uno stato regionale a uno stato nazionale (riferimento esplicito alla candidatura in Parlamento per conto di Fratelli d'Italia)». E ancora, sempre seguendo il ragionamento agli atti (lo ripetiamo: al momento non suffragato da riscontri concreti), Caruson attribuisce a Passariello trame affaristiche tutte da decifrare. È il punto in cui per la Mobile, Caruson si dice convinto che «Passariello è prossimo a vincere le elezioni», che «Passariello ha messo 50mila euro a panzarotto, perché Lucio Varriale avrebbe portato «50mila euro sopra la tavola», facendo riferimento al nome di un imprenditore che avrebbe offerto il proprio contributo in cambio di appalti. Insomma, parole che chiedono verifiche, che svelano quello che per gli inquirenti è il sistema Sma, una realtà che farebbe gola a clan e imprenditori dei rifiuti. Ed è Caruson che allude al sistema per bloccare discariche e impianti, in modo da creare l'emergenza a tavolino: «Lucio ha parlato con il politico, che gli ha detto che doveva andare a Roma, devono uscire le liste, doveva andare a mangiare con Berlusconi mica pensava a noi, comunque alla fine abbiamo trovato queste discariche, vanno trovando 200 euro a tonnellata per scaricare quando il prezzo è di 60-70euro...». Parole zeppe di nomi e di riferimenti ad affari in campo, che attendono verifiche, fino a quando è lo stesso imprenditore vomerese a chiudere la conversazione con una buona dose di entusiasmo: «Ce n'è per tutti... qua scenderà in campo mezza mafia della Campania...».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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