Solfatara chiusa, dopo due anni
un nuovo Sos: «Fateci lavorare»

Solfatara chiusa, dopo due anni un nuovo Sos: «Fateci lavorare»
Mercoledì 4 Settembre 2019, 09:36
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IL CASO
Pasquale Guardascione
Tornano in piazza gli ex dipendenti della Solfatara, rimasti senza lavoro all'indomani del sequestro preventivo del sito scattato dopo quel tragico 12 settembre del 2017, quando per le esalazioni venefiche della buca in cui caddero durante la visita persero la vita tre turisti di Meolo, nel Veneziano, Massimiliano Carrer, di 45 anni, la moglie Tiziana Zaramella di 42 e il figlio Lorenzo di 11. A salvarsi fu solo il figlio più piccolo della coppia, Alessio, che aveva appena 7 anni e che oggi vive ancora a Meolo con la famiglia della zia. Alessio si salvò perché, bloccato probabilmente dalla paura, non si avvicinò alla voragine che aveva inghiottito uno dopo l'altro i suoi familiari.
LE INIZIATIVE
Giovedì 12 settembre in occasione del secondo anniversario della tragedia il personale da allora «sfrattato» si ritroverà all'esterno del cancello, alle 11,30 per ricordare le vittime. Sabato 14, invece, dalle 10 alle18 gli ex dipendenti saranno nel piazzale antistante l'ingresso del vulcano Solfatara per accompagnare chi ci sarà in una breve visita guidata sul ciglio del cratere. «Non bisogna mancare, questo è il momento di far sentire la nostra voce: riapriamo la Solfatara», dice Giuseppe Ioffredo, che parla a nome dei 30 dipendenti della società che gestisce il vulcano. «Ci riuniremo prima di tutto per rendere omaggio alle vittime - dice Ioffredo - ma anche perché non si dimentichi che il personale è senza lavoro e con il paracadute della disoccupazione ormai giunto agli sgoccioli. Abbiamo tutti una famiglia a cui provvedere, siamo davvero in difficoltà. Ma vogliamo anche ricordare a tutti quanto sia importante, per l'intera economia dei Campi Flegrei, la riapertura del cratere».
L'INCHIESTA
Il destino dei trenta lavoratori è legato alle decisioni della Procura, che ha quasi subito sequestrato l'area dimostrandosi finora sorda al pressing di operatori turistici e amministrarori locali che vorrebbero vedere la riapertura del sito. L'inchiesta, affidata ai pubblici ministeri Anna Frasca e Giuliana Giuliano, coordinati dal procuratore aggiunto, Giuseppe Lucantonio, ha evidenziato problemi relativi alla sicurezza del sito così come accertato da una perizia. «È accaduto un evento drammatico al seguito del quale un pool di esperti e professionisti ha effettuato una perizia scrupolosa evidenziando delle lacune e degli ammodernamenti da fare per poter riaprire il vulcano alle visite», spiega il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia: «Spetta ora alla società che gestisce adempiere a quanto richiesto per poter accelerare i tempi affinché la Solfatara sia di nuovo visitabile. Ho richiesto in questi giorni, attraverso il nostro legale, un incontro con la Procura per capire bene qual è la situazione e individuare, di conseguenza, la strada da intraprendere affinché sia riaperto il sito quanto prima, nelle condizioni di massima sicurezza. Nel frattempo - conclude il sindaco - esprimo la mia solidarietà alle trenta famiglie dei dipendenti della Solfatara che da quel tragico giorno sono senza lavoro».
LE PROCEDURE
Al progresso dell'inchiesta sono legate una serie di conseguenze. In attesa della conclusione delle indagini preliminari, i legali dello studio 3A che a Venezia cura gli interessi dei familiari delle tre vittime sono in contatto con l'assicurazione della società di gestione della Solfatara per definire gli aspetti legati al risarcimento in sede civile. Entrano nel sito una o due volte al mese, dopo la richiesta al custode giudiziario e con l'autorizzazione della Procura, gli esperti dell'Osservatorio Vesuviano che della Solfatara controllano ogni «respiro» attraverso apparecchiature leggibili «da remoto», ma che di tanto in tanto hanno bisogno di essere ricalibrate sul posto. Intanto, ogni giorno è un continuo viavai di turisti all'esterno del cratere. Gente che arriva da ogni parte del mondo per poterlo anche solo vedere da lontano. «Un paesaggio suggestivo, io e mio marito siamo stati presi dalla curiosità - dicono Nadine e Arnaud, una coppia francese di Auxerre -. Siamo venuti da Roma ma quando siamo arrivati il cancello era sbarrato. Nessuno ci ha informato che fosse chiusa: che delusione».
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