Sonia Di Maggio uccisa a coltellate dall'ex, la confessione di Salvatore: «Se l'è cercata, non doveva rifarsi una vita»

Sonia Di Maggio, uccisa a coltellate dall'ex. La confessione: «Se l'è cercata, non doveva rifarsi una vita»
Sonia Di Maggio, uccisa a coltellate dall'ex. La confessione: «Se l'è cercata, non doveva rifarsi una vita»
Domenica 7 Febbraio 2021, 16:11 - Ultimo agg. 18:16
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«Se l'è cercata, non doveva rifarsi una vita». Così si è giustificato Salvatore Carfora, il 39enne di Torre Annunziata reo confesso dell'omicidio di Sonia Di Maggio, la sua ex fidanzata, avvenuto a Minervino di Lecce una settimana fa. 

Salvatore Carfora, originario della provincia di Napoli, aveva avuto una relazione con la 29enne Sonia Di Maggio. Poi, dopo la fine di quella storia, la ragazza aveva conosciuto un ragazzo salentino e, per vivere con lui, si era trasferita da Rimini alla provincia di Lecce. La coppia è stata sorpresa all'uscita di un supermercato, con il 39enne che ha cercato di ferire a coltellate entrambi ma ha finito per uccidere Sonia. A fermare l'uomo, che stava cercando di fuggire dal Salento, erano stati i poliziotti del commissariato di Otranto. Salvatore Carfora, detenuto a Lecce con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e stalking, ha confessato il delitto. 

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Nel corso dell'interrogatorio di venerdì scorso, Salvatore Carfora avrebbe riferito di essere andato in Salento per tentare di convincere la donna a riprendere la relazione, e dopo il suo rifiuto si sarebbe sfilato il coltello dalla cintola dei pantaloni colpendola.

L'uomo ha sostenuto che l'arma l'aveva portata con sé per difendersi da un'eventuale reazione del nuovo fidanzato della 29enne. Il gip di Lecce, Giulia Proto, ha convalidato la custodia cautelare in carcere per il 39enne, descrivendolo come «un uomo lucido e freddo, capace di raccontare gli eventi senza scomporsi, senza un'emozione, senza un minimo di resipiscenza. Il suo fine ultimo era di evidenziare che Sonia se l'era cercata, non doveva lavorare e non doveva uscire senza di lui e soprattutto non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo». 

«Un amore malato». Così la gip di Lecce, Giulia Proto, ha descritto la relazione tra Sonia Di Maggio e Salvatore Carfora nella convalida del fermo. Il 39enne, nell'ordinanza, viene descritto come «un abile mistificatore». Per conoscere Sonia e nascondere i suoi guai con la giustizia aveva usato un altro nome, Alessandro. Era stata la stessa ragazza, dopo alcuni mesi, a scoprire la sua vera identità, rovistando in un borsello. Per il gip, se Carfora fosse rimasto in libertà avrebbe potuto uccidere colui che gli aveva portato via quell'amore malato. Inoltre, dal provvedimento emerge che il 39enne picchiava Sonia che aveva una cicatrice sul volto, segno delle violenze subite.

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