Tre sorelle per i tre capiclan:
la grande alleanza di camorra

Tre sorelle per i tre capiclan: la grande alleanza di camorra
di Mariano Fellico
Giovedì 1 Dicembre 2016, 10:51 - Ultimo agg. 10:53
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GIUGLIANO. Tre donne, tre sorelle legate da un indissolubile legame di sangue: quello della camorra. Sono le sorelle Aieta: Anna, Maria e Rita. Hanno sposato Francesco Mallardo, Edoardo Contini e Patrizio Bosti dando vita così ad un patto, un sodalizio non solo familiare: l'alleanza i Secondigliano. I due clan, i Mallardo di Giugliano e i Contini di Napoli, sono alleati in virtù del legame di parentela che lega i boss Francesco Mallardo e Patrizio Bosti, sposati con due delle tre sorelle Aieta: Francesco Mallardo con Anna e Patrizio Bosti con Rita. Imparentati con loro anche Gennaro Licciardi e Edoardo Contini. Quest'ultimo ha sposato la terza sorella Aieta, Maria. Tre sorelle indagate nell'operazione messa in atto dalla Dia di Napoli, a firma del pubblico ministero Maria Cristina Ribera.

Anna Aieta è finita in carcere. Su di lei l'accusa di gestire gli affari illeciti della cosca giuglianese. Una vita tra lusso e comando. Una sorta di lady camorra, come l'hanno definita gli investigatori, che senza indugio guidava la cosca dando ordini in assenza del marito su come dovessero essere spesi i soldi. Sicura di sé, la donna è accusata anche di violenza privata. «L'ho fatto arrevotare, se lo vedevi non parlava più racconta la donna al telefono ad un'affiliata alla cosca -. Gli ho detto di portare i soldi altrimentiDigli che mi devono portare 1500 euro subito».

La donna aveva intimidito una persona che aveva effettuato un cavallo di ritorno' nei confronti di una donna sua amica. Anna Aieta era in pratica il marito, il potente boss Francesco Mallardo che, anche al regime di carcere duro, impartiva gli ordini. A lei la gestione della cassa per la distribuzione delle «mesate», gli stipendi agli affiliati. La cosca, nel tempo, è riuscita a riciclare i soldi illeciti in società, camping, supermercati, panifici e l'acquisto di abitazioni all'asta. La camorra giuglianese dei Mallardo sapeva come riciclare i proventi illeciti. Fiumi di soldi provenienti dalle estorsioni e dai traffici illeciti. Con il blocco forzato delle costruzioni a causa del crollo delle vendite delle abitazioni e l'intensificarsi dei controlli contro l'abusivismo edilizio, la cellula camorristica aveva iniziato ad acquistare gli immobili alle aste fallimentare. Il loro metodo era semplice e contraddistinto dalla modalità camorristica: chi presentava offerte veniva minacciato. Un criterio che gli ha permesso di assicurarsi numerose abitazioni a prezzi convenienti. Le stesse venivano poi intestate a prestanomi per evitare di essere scoperti. Una cosca, quella dei Mallardo di Giugliano, che pur avendo i capi in carcere ha saputo mantenere i contatti con la Mafia e le altre organizzazioni criminali. Ad oggi, secondo la Dia, la cosca è la più forte in Campania. Riesce ad avere rapporti con tutti e dopo i blitz e i controlli, ha cambiato rotta: ora punta sempre più nel settore del traffico degli stupefacenti. Poi ci sono le estorsioni: la cosca non le impone, entra di fatto in società con la vittima e poi acquisisce la totale gestione dell'azienda. E così, grazie anche all'omertà delle vittime, il clan ha potenziato le proprie casse. La cosca può contare su un vero e proprio esercito di «colletti bianchi», persone che vengono pagate con un regolare stipendio, la classica «mesata». Soldi che provengono dagli affari illeciti della cosca che negli ultimi anni ha subito numerosi sequestri.