Sorrento-Massa Lubrense, per il volley è quasi divorzio: «Conseguenze politiche»

Sorrento-Massa Lubrense, per il volley è quasi divorzio: «Conseguenze politiche»
di Antonino Siniscalchi
Martedì 11 Ottobre 2022, 15:00 - Ultimo agg. 12 Ottobre, 07:28
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Una schiacciata fuori dal campo di gioco rischia di alimentare una guerra di campanile tra Massa Lubrense e Sorrento. Cittadine confinanti, legate da una quantità di interessi comuni - dal Parco marino all'enogastronomia, dal turismo straniero all'industria dei matrimoni - sempre gestiti, nel nome del primario benessere economico, senza ombra di gelosia, ora le due perle del Golfo si guardano in cagnesco. Colpa della squadra di pallavolo maschile, una vera e propria gloria locale, l'anno scorso approdata alla serie A3, che all'inizio di questa stagione ha deciso di affiancare al nome dello sponsor quello della città del Tasso, tradendo la natìa Massa, di cui per anni aveva portato il nome in giro per i palazzetti di mezza Italia. Un affronto, secondo il sindaco Lorenzo Balducelli, che in un lungo post non risparmia critiche al management della squadra e al sindaco di Sorrento, arrivando a tirare in ballo gli accordi per l'Unione dei comuni della penisola sorrentina, sottoscritti da tutti i sindaci, quasi a far immaginare possibili ripecussioni: «Tutto questo - scrive Balducelli - avrà delle conseguenze politiche». 

La disfida della Penisola nasce dal fatto che la squadra di volley, fino all'anno scorso denominata Folgore Massa (la relativa, storica società è insignita della stella d'argento del Coni per meriti sportivi) ha per anni disputato le partite casalinghe nel Palazzetto dello sport di Sorrento, e l'anno scorso, mentre a Sorrento erano in corso lavori di riqualificazione, addirittura ad Agerola. Ora quei lavori sono finiti e così la squadra, nel frattempo diventata Shedirpharma Folgore Massa dal nome dello sponsor, è tornata a Sorrento. E nel trasloco ha mutato la denominazione societaria in Shedirpharma Sorrento. Decisione che «non ha fatto onore a una società sportiva tanto gloriosa», sbotta Balducelli nel suo post: «La spiegazione dei regolamenti, della Lega, della Federazione non mi ha convinto. Non sono un esperto in queste cose ma dico soltanto che nello stesso campionato di A di pallavolo ci sono non poche squadre che giocano nel palazzetto di un comune, ma si chiamano con il nome della società di origine». Neanche la vittoria con la neopromossa Quantware Napoli, all'esordio in campionato con il nuovo nome depositato in Lega, smorza il tono della polemica: Celestino Marcia, fondatore della Folgore Massa, parla di «sfregio». Eppure i colori sociali sono sempre quelli della storica Folgore Massa così come tutta la compagine societaria fino allo staff tecnico. L'entusiasmo del sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, che sempre sui social scrive «ora potremo tutti assistere alle gare interne in un campionato prestigioso che promuoverà ulteriormente Sorrento nel panorama nazionale», brucia non poco. 

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Ai fini del campionato di Serie A3, seguendo il disciplinare della Lega, la società doveva indicare un «title sponsor» e una città.

Un nuovo impianto led con risparmio energetico al 60%, un sistema di catene di acciaio in sostituzione di quelle lignee per recuperare l'altezza e soprattutto un rifacimento integrale di spogliatoi e servizi igienici per il pubblico hanno fatto guadagnare alla città del Tasso il sì della commissione che omologa i campi della Lega serie A. Facile capire come e perché si sia arrivati al cambio del nome, e che bisognerà attendere la realizzazione di una struttura idonea a Massa Lubrense per consentire alla Folgore di portare in Lega il nome della propria città. Un progetto che il sindaco sta portando avanti. Il dato di fatto rimane lo storico arrivo in penisola di una serie A di volley e di un movimento che muove tifosi da tutta la penisola sorrentina. «Mi sembra, francamente, una operazione do ut des», dice Balducelli: «Una operazione commerciale, legittima, ma non onorevole. Sorrento ha dato, Sorrento ha avuto», conclude. Assicurando che il suo «non è campanilismo» ma ribadendo «conseguenze politiche» di cui ha già parlato «nelle sedi opportune». 

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