Turista inglese stuprata nell'hotel di Sorrento, caccia al misterioso «Uomo 4»

Turista inglese stuprata nell'hotel di Sorrento, caccia al misterioso «Uomo 4»
di Ciriaco M. Viggiano
Giovedì 17 Maggio 2018, 10:46 - Ultimo agg. 13:47
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META - Una stanza semibuia con molti lettini da campeggio: è qui che Joanne (nome di fantasia) sarebbe stata stuprata da una decina di uomini nell'ottobre 2016. Ma chi erano tutte quelle persone? E quale ruolo hanno avuto nella violenza sessuale di gruppo di cui la 50enne inglese è stata vittima durante la sua ultima sera di permanenza nell'hotel Alimuri? Ecco i rebus che inquirenti e investigatori puntano a risolvere. Per quella vicenda sono finiti in carcere cinque ex dipendenti dell'albergo: Fabio De Virgilio, Antonino Miniero, Gennaro Davide Gargiulo, Raffaele Regio e Francesco Ciro D'Antonio. L'inchiesta, però, potrebbe subire un'ulteriore svolta grazie all'identificazione di «Uomo 4», l'unico profilo genetico isolato nella «stanza degli orrori» ma non ancora ricondotto al suo titolare. Che Joanne sia stata oggetto delle morbose attenzioni di più uomini, sembra praticamente certo. È la stessa 50enne a riferirlo al tour operator incaricato di assistere i turisti inglesi durante il loro soggiorno in Costiera, al proconsole presso l'ambasciata britannica a Roma e, infine, ai medici e alla polizia del Kent.
 

Stando alla ricostruzione offerta dagli inquirenti, dopo essere stata narcotizzata con l'ecstasy sciolta in un drink e poi abusata nei pressi della piscina da due barman dell'albergo, Joanne viene trascinata nell'alloggio del personale dove circa dieci uomini la attendono. «Ricordo che la stanza era buia, con una sola luce in fondo e molti lettini da campeggio riferisce la donna - C'erano tra i sei e gli otto uomini seminudi; due di mezza età, invece, erano vestiti. Mi stavano aspettando». Qui, sempre secondo la ricostruzione delineata dalla Procura di Torre Annunziata con l'aiuto della polizia di Sorrento, la donna viene nuovamente violentata. Ed è sempre qui che, nei giorni successivi allo stupro, le forze dell'ordine piombano per sequestrare asciugamani, lenzuola e indumenti. L'obiettivo? Estrapolarne il dna e confrontarlo con quello degli indagati. Dagli accertamenti risultano tracce di quattro profili genetici maschili che vengono poi comparati con i campioni di saliva già prelevati ai sospettati. Attraverso questi esami si scopre che il profilo «Uomo 1» coincide con quello di Gargiulo, «Uomo 2» con quello di Regio e «Uomo 3» con quello di D'Antonio. «Uomo 4», invece, non risulta appartenere a nessuno dei cinque indagati: potrebbe trattarsi del dna di un sesto (presunto) stupratore o, comunque, di un soggetto che ha avuto un ruolo nella violenza sessuale di gruppo ai danni di Joanne. Ed è proprio per chiarire questo mistero che le indagini sono destinate a proseguire.
 
La soluzione del rebus potrebbe venire dalla comparazione tra il profilo di «Uomo 4» e altre tracce di dna. Al momento, a disposizione di inquirenti e investigatori ci sono sei campioni di materiale biologico: quelli appartenenti ai cinque arrestati e quello riconducibile a un sesto soggetto la cui posizione è ora al vaglio della magistratura. Di sicuro il dna di questa sesta persona non coincide col profilo di «Uomo 4»: se così fosse stato, le persone in carcere con l'accusa di violenza sessuale aggravata sarebbero sei e non cinque. Dunque è dai laboratori di genetica forense che potrebbero spuntare indizi decisivi sull'identità e sul ruolo dei vari uomini che Joanne racconta di aver trovato nella stanza semibuia adibita ad alloggio del personale. Altrettanto importante potrebbe rivelarsi l'ulteriore analisi dei dati ricavati dai cellulari, computer e tablet sequestrati dalla polizia ai cinque arrestati. Non sarà impresa facile. Anche perché, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere spiccata dal gip di Torre Annunziata, molte informazioni contenute nei telefonini di De Virgilio e Miniero sono state cancellate proprio mentre gli apparecchi si trovavano sotto sequestro e sotto la lente d'ingrandimento del consulente tecnico nominato dalla Procura. Il cellulare Apple di De Virgilio è stato «inizializzato», cioè riportato alle condizioni di fabbrica, attraverso il servizio «Trova il mio iPhone» che consente, a chi abbia smarrito il proprio telefonino, di localizzarlo eliminando tutti i dati presenti al suo interno: un'operazione che, secondo i magistrati, «è stata operata da chi conosceva le credenziali di accesso al dispositivo, cioè dal suo utilizzatore».

Stesso discorso per il cellulare di Miniero: un'ulteriore difficoltà con la quale magistrati, consulenti tecnici e forze dell'ordine dovranno fare i conti. Nel frattempo, stamani i cinque ragazzi finiti sotto inchiesta potranno fornire la loro versione anche su questo aspetto della vicenda. Assistiti dai rispettivi avvocati, De Virgilio, Miniero, Gargiulo, Regio e D'Antonio compariranno davanti al gip Emma Aufieri per l'interrogatorio di garanzia. Per loro sarà l'occasione di chiarire la dinamica dei fatti rispondendo alle domande del magistrato che, al termine del confronto, potrebbe anche decidere di revocare la custodia cautelare in carcere o di sostituirla con un'altra misura. In ogni caso, si tratterà di uno snodo fondamentale nell'inchiesta che, da lunedì scorso, catalizza l'attenzione dell'opinione pubblica di Sorrento e dintorni.
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