Il procuratore Greco al Senato: «Roghi tossici, patto imprese-delinquenti»

Il procuratore Greco al Senato: «Roghi tossici, patto imprese-delinquenti»
di Enrico Ferrigno
Giovedì 23 Novembre 2017, 08:30 - Ultimo agg. 09:42
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C'è una correlazione tra le aree più inquinate e quelle interessate dal maggior numero di patologie tumorali. Ed esiste anche una vera filiera dello smaltimento illegale che vede coinvolte imprese fantasma e delinquenza comune che attraverso un sistema di raccolta «porta a porta» prima prelevano gli scarti industriali e poi li danno alle fiamme nelle campagne della tristemente famosa Terra dei Fuochi. A sostenerlo è il procuratore capo Francesco Greco del tribunale Napoli Nord in una nota inviata al senatore Lucio Romano, componente della commissione Igiene e Sanità e relatore dell'indagine sull'inquinamento ambientale e gli effetti sanitari nella Terra dei Fuochi.

«Pur senza voler stabilire alcun nesso eziologico, viene emergendo, con significativa evidenza una correlazione tra le aree dove sono state riscontrate le più importanti criticità ambientali e quelle interessate dal maggior numero di patologie tumorali», esordisce il procuratore capo Greco. Una correlazione che al momento è oggetto di studio nell'ambito del protocollo d'intesa siglato tra la procura Napoli Nord e l'Istituto superiore della sanità. L'indagine congiunta tra magistratura e vertici sanitari coinvolge 38 Comuni a cavallo dell'hinterland casertano e napoletano (quelli di competenza del procuratore) e iscritti a pieno titolo tra i 90 della cosìdetta Terra dei fuochi. E il report sull'attività investigativa non si ferma qui. Sotto la lente di ingrandimento di Greco e dei suoi sostituti è finita anche la qualità dell'aria. Dai monitoraggi effettuati dall'Arpac, spunta fuori che le maggiori criticità sono emerse in quella fetta di territorio prossima all'Acerrano e nel triangolo Casoria, Caivano Giugliano. Lì dove maggiormente si registrano la presenza di scarichi abusivi e di roghi di rifiuti che avvelenano l'aria di diossina e gas nocivi. Ed è proprio qui, in questa fetta di territorio, che ancora una volta Greco evidenzia la correlazione tra le criticità ambientali e i dati relativi all'incidenza delle malattie tumorali.
 
Un sforzo investigativo, quello messo in campo dai magistrati, che viene ritenuto indispensabile per ricostruire il contesto in cui operano gli ecotrafficanti e al fine di contestare loro efficacemente i reati di cui sono colpevoli. «Esiste una filiera diffusa di smaltimento illecito dei rifiuti fondata sull'accordo scellerato tra imprenditori e delinquenti ambientali abituali», spiega Greco. Il traffico si svolge generalmente «con una rudimentale quanto perniciosa organizzazione di uomini e mezzi». Ad accertarlo sono state le numerose indagini dei magistrati aversani che hanno permesso di ricostruire, anche con l'ausilio di videoriprese e pedinamenti, tutte le fasi dello smaltimento illecito dei rifiuti. Dalle ditte «fantasma» scovate dagli investigatori fino alle modalità di smaltimento degli scarti industriali spunta fuori un mondo sommerso che non vuole in nessun modo emergere. E il sistema messo su è una sorta di raccolta «porta a porta» gestito da delinquenti abituali, che per far sparire le tracce degli sversamenti o liberare le discariche dalla mole di rifiuti li danno alle fiamme. Pratica che ha visto soprattutto protagoniste numerose aziende tessili sequestrate dalla magistratura. A finire nel mirino della procura sono state anche officine meccaniche, di autodemolizione e lavorazioni di vernici «prive di qualsivoglia autorizzazione e pertanto operanti in un regime di totale illegalità ed illeceità». E non solo. Alcuni impianti di macellazione hanno sversato direttamente nei collettori fognari il sangue degli animali. Il liquido maleodorante è poi defluito nei Regi Lagni finendo direttamente sul litorale domizio, non prima però di aver mandato in tilt il depuratore. «Il sequestro delle aziende contribuisce a rendere più effettiva e temuta la tutela dell'ambiente specie in una terra dove le più attente sentinelle dovrebbero essere proprio gli imprenditori», conclude Greco.
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