Cosa serve ad un uomo per riscattarsi da una vita infame, povera di soldi e amore? Tutto il sangue che tiene in corpo. Quello stesso sangue che, in passato, aveva premuto forte nelle vene di Davide al solo possesso della prima arma carica. Davide cresce a Scampia, quartiere -dormitorio a nord di Napoli. Nono di 14 figli, non gli sembra vero che dalla campagna di Miano vada ad abitare in un palazzo vero. Anzi, ad abitare nelle Vele. Costruzioni dalla forma triangolare che ricordano, appunto, la forma di una vela. Secondo il progetto dell’architetto Di Salvo dovevano rappresentare il non plus ultra dell’edilizia popolare anni ’60. Ma, ben presto, come capita in tutte le periferie del mondo, tra immondizia, abbandono, figli, tanti figli, miseria, degrado, disperazione, prosperano delinquenza e sopraffazione. Il background familiare di Davide è complesso. Il padre si dà alla macchia, la madre viene, più’ volte, arrestata per spaccio di sostanze stupefacenti. Così anche Davide viene attirato da una vita di espedienti. A 10 anni diventa un piccolo corriere di armi e droga. A 14 spaccia di tutto come il più consumato dei pusher. A 18, l’arresto. Le sbarre. Lo sguardo torvo degli altri detenuti. L’ora d’aria. La risata forzata. L’avvocato. I giudici. Le carte. Il processo. La sentenza.
In questo bailamme unico, Davide si ferma. Trova una copia del Vangelo su un letto della cella. Ne strappa compulsivamente tre pagine che parlano del re Davide. Legge con tutta la forza. Non smetterà più di farlo, anche una volta uscito di prigione.