Si tratta dell'operazione internazionale antidroga denominata «Carthago», che si è appena conclusa con l'esecuzione, da parte di circa cinquanta finanzieri con l'ausilio di 12 cani antidroga, di sette misure di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Trento nei confronti di altrettanti indagati, nonché di 15 perquisizioni domiciliari. Ai tre indagati catturati in queste ore, residenti in Italia tra Lombardia, Campania e Puglia ed altri tre all'estero in Olanda e Spagna, si sommano ulteriori 12 indagati arrestati in flagranza di reato, per un totale di 15 narcotrafficanti finiti in manette nel corso delle indagini. Quattro, invece, i soggetti ancora ricercati tra Italia, Olanda e Spagna. Le investigazioni, avviate a marzo 2016 con un sequestro di stupefacenti nei confronti di un gruppo di pusher maghrebini radicato in Trentino Alto Adige, sono state dirette dalla locale Procura Distrettuale D.D.A. e condotte dalle unità speciali antidroga del G.I.C.O. (Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata) in forza al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trento.
Per sgominare la vasta rete di narcotraffico, che si estendeva dal Marocco, passando per la Spagna, la Svizzera e l'Olanda fino ad arrivare in Italia, fondamentale si è rivelata l'attività investigativa transnazionale operata dai finanzieri trentini con la preziosa collaborazione dello S.C.I.C.O. (Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata) della Guardia di Finanza di Roma, attraverso il ricorso a procedure di cooperazione internazionale attuate tramite il II Reparto «Coordinamento informativo e relazioni internazionali» del Comando Generale del Corpo e la D.C.S.A. (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) del Ministero dell'Interno.
Sono stati così individuati due sodalizi criminali composti da soggetti di origine maghrebina ed italiana radicati in Trentino-Alto Adige, Lombardia, Basilicata, Campania e Puglia, che si ripartivano i mercati dello spaccio locali. In particolare il primo sodalizio, localizzato in nord Italia e composto prevalentemente da maghrebini, approvvigionandosi in Spagna e Svizzera di hashish e cocaina, riforniva i «mercati» delle province di Trento e Bolzano, dove la droga veniva venduta da pusher perlopiù tunisini e marocchini nei parchi dei centri storici, in prossimità di istituti scolastici. Nei periodi di alta stagione lo spaccio si estendeva anche ad alcune località turistiche di alta montagna. Stessi «mercati» di destinazione e capillare distribuzione della droga anche da parte del secondo sodalizio, localizzato in Basilicata e Puglia, composto da esponenti della malavita di Cerignola appartenente alla «quarta mafia foggiana», in accordo con esponenti di un clan camorristico di Torre Annunziata, che importava ingenti quantità di hashish e cocaina da Marocco e Spagna, per distribuirli sul territorio nazionale, compresa la provincia di Trento, di cui si prendeva cura personalmente uno dei principali esponenti dell'organizzazione criminale.