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Sparatoria a Napoli, il piano del prefetto: «Esercito anche di notte in piazza Trieste e Trento»

di Giuseppe Crimaldi e Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 6 Settembre 2022, 10:00
4 Minuti di Lettura

Quelli che stavano seduti ai tavolini del bar, quelli - per intenderci - che sono saltati dalle sedie e hanno preso i bambini e le proprie cose e sono scappati via, hanno visto una scena da incubo: un gruppo di giovani (avevano intorno ai venti anni) che inseguivano un uomo sulla quarantina, esplodendo diversi colpi di arma da fuoco. Spari, sangue e paura raccontati da un video diventato virale, in un crescendo di violenza cittadina che ha reso necessaria la convocazione di un comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza in Prefettura. Dalle emergenze del territorio ai Palazzi istituzionali, ecco quali sono le contromosse messe in campo per assicurare il controllo del territorio, specie nelle ore della movida, nelle zone cittadine maggiormente frequentate da turisti e cittadini in vena di relax: è stato disposto un presidio notturno dell'Esercito, a rimodulare i servizi svolti dal contingente strade sicure. Tecnicamente si tratta di un «prolungamento notturno», come si legge in una nota congiunta diramata da Prefettura e Comune, per creare un deterrente fisso in una sorta di crocevia naturale di soggetti provenienti da diversi punti della città. Ma non è tutto. Ci sono altri due punti che conviene tenere in considerazione: si procederà ad una revisione del piano coordinato di controllo del territorio, con una particolare attenzione (oltre che per piazza Trieste e Trento) rivolta alla zona dei Decumani, di Mergellina e di via Santa Lucia. Secondo quanto stabilito, in prossimità dei fine settimana, verranno stabiliti i punti maggiormente critici, a seconda del traffico e delle emergenze che verranno registrate, in una sorta di battaglia di posizione ingaggiata dalle istituzioni contro ogni genere di illegalità in grado di mettere in discussione l'ordine pubblico. Poi c'è una terza iniziativa, che punta a portare anche a Napoli l'iniziativa chiamata mille occhi sulla città, che in altri contesti metropolitani ha dato i suoi frutti: l'obiettivo è coinvolgere le agenzie di vigilanza privata, per ottenere segnalazioni in tempo reale in alcuni punti strategici. Mille occhi, tante sentinelle, nella speranza di avere segnalazioni autorevoli e affidabili da parte di personale in divisa (anche se per conto di ditte private), per garantire una piena sinergia nella tutela della quiete cittadina.

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Una possibile svolta, che fa leva sul lavoro tenuto ieri a porte chiuse, al quale hanno preso parte - oltre al prefetto Claudio Palomba - anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, l'assessore comunale alla sicurezza De Iesu, il questore Giuliano, il colonnello dei carabinieri Angelillo, il comandante provinciale della Finanza Failla, il comandante della polizia metropolitana Rea. 

Una vicenda complessa, delicata, come sempre avviene quando immagini di terrore puro che riguardano il centro cittadino rimbalzano sui siti nazionali. Tanto che nella tarda mattinata di ieri, il sindaco Gaetano Manfredi aveva chiarito così la propria posizione: «Napoli ha bisogno di più controllo e più sorveglianza e su questa linea ci dobbiamo muovere sempre. Ricordo comunque che come Comune noi possiamo disporre delle nostre competenze sulla polizia municipale e che i problemi della criminalità sono questioni in capo alla Questura e ai Carabinieri, ma stiamo lavorando tutti insieme». 

Video

Ma torniamo a questo punto alla dinamica dell'agguato che ha provocato la fuga di decine di turisti e avventori all'esterno di un bar di piazza Trieste e Trento. Ad avere la peggio è stato un uomo, ferito da colpi di arma da fuoco, mentre provava a scappare. A sparare è stato un uomo decisamente più giovane, probabilmente sulla ventina, a capo di un gruppetto di ragazzini che si spalleggiavano tra di loro. Cosa ha scatenato una simile rappresaglia armata? Una lite per motivi banali, qualcosa di decisamente estemporaneo, come uno sguardo di troppo, una spallata o qualcosa di simile. Aggressori e vittima erano a piedi, per cui la scena che si è materializzata sotto gli occhi di tanti potenziali testimoni è stata decisamente pulp. Una vicenda nella quale le indagini stanno facendo il loro corso. Al lavoro è la squadra mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, nel corso di un'inchiesta condotta dal pm Enrica Parascandolo, si punta a identificare gli aggressori, puntando a un gruppo di giovani che solitamente presidiano la zona a ridosso dei Quartieri Spagnoli. Qui la camorra non c'entra, anche se è logico pensare simili soggetti siamo comunque legati a mentalità e condotte vicine ad ambienti criminali. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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