Napoli, spari nella movida dei baretti di Chiaia. In aula i testi non riconoscono l'imputato

Napoli, spari nella movida dei baretti di Chiaia. In aula i testi non riconoscono l'imputato
Martedì 25 Settembre 2018, 12:43
3 Minuti di Lettura
E alla fine, dopo tanti «non so» e «non ricordo», non lo hanno riconosciuto. Lo hanno fissato, lì in piedi nel chiuso di una gabbia in un'aula di Tribunale, e non lo hanno associato a quello che la notte di dieci mesi fa scatenò l'inferno nella zona dei baretti. Non ricordo, non lo conosco, dicono i due minorenni, parti offese nel processo per il tentato omicidio consumato a colpi di pistola nel pieno della movida cittadina.

Aula 421, entra nel vivo il processo sulla sparatoria della notte del 17 novembre scorso, con l'escussione di due minori, entrambi rimasti feriti di striscio nel fuoco esploso nel pieno della ressa di via Carlo Poerio. Parla una ragazzina di 15 anni, che venne colpita di striscio alla gamba mentre scappava in direzione Riviera di Chiaia dopo aver assistito alla prima parte della rissa; poi tocca a un altro minore, colpito in modo non grave da un altro proiettile esploso. E non è finita. Centrale anche il racconto del cugino della vittima numero uno, del ragazzino centrato dai primi colpi e miracolosamente sopravvissuto.

LE AMNESIE DEI TESTI
Rispondono alle domande del pm Celeste Carrano, confermano il verbale reso alla Mobile nelle ore immediatamente successive la sparatoria di via Carlo Poerio ma non riconoscono in aula Giuseppe Troncone, il ventenne imputato unico per quegli spari esplosi nella notte di Chiaia. Difeso dai penalisti Antonio Abet e Giuseppe Perfetto, Troncone jr (figlio del boss di Fuorigrotta Vitale Troncone) assiste in silenzio alla ricostruzione dei fatti di quella notte.

 

Ha sempre negato di aver esploso quei colpi, oltre a rimarcare un concetto: quello di essere vittima di un'aggressione immotivata da parte di un «branco» di minori, tutti riconducibili a San Giovanni a Teduccio e in alcuni casi imparentati con il clan Formicola di via Taverna del Ferro.

Ripetono la propria versione, in alcuni casi infarcita di amnesia, fino alla domanda clou, che viene posta dai difensori di Troncone. Interrogativo a senso unico: «Lo riconoscete? Avete mai visto prima d'ora il volto dell'imputato?». Risposta negativa. Ora c'è attesa per l'audizione del ragazzino che scatenò l'aggressione contro Troncone e che ricevette i primi colpi esplosi nel corso del rissa.

IL VIDEO
Un tema centrale, quello dei baretti e della movida notturna, come emerge dai video che raccontano le gesta dei presunti duellanti di un anno fa; ma anche altri filmati diventati di recente virali grazie ai social network. Partiamo dalle immagini più recenti. Su youtube circola il video «baretti contro il centro storico», ambientato in una casa in cui va in scena una sorta di derby della movida.
C'è una coppia di ragazzi (lei che fuma uno spinello, lui che beve vino rosso da una bottiglia di plastica) che fa il tifo per il centro storico e che ingaggia una lite con un amico che prova invece a motivare la bellezza di una serata trascorsa a Chiaia. Sushi contro kebab, «chiattilli» contro «freak», epilogo da guerre stellari per il derby della movida. Ma torniamo alle immagini che hanno invece segnato la storia di questa indagine.
Agli atti il video della festa in un locale dell'hinterland del gruppo di Troncone, con le bottiglie di champagne che arrivano allo stesso tavolo, migliaia di euro in bollicine, un episodio che scatena l'invidia social dei Formicola. Fino ad arrivare al redde rationem, con l'aggressione del branco del Bronx di Napoli est, alla quale - secondo le indagini - avrebbe risposto Troncone jr impugnando la pistola.
l.d.g.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA