Spiagge pubbliche a numero chiuso, protestano cittadini e associazioni: «la spiaggia pubblica non si tocca»

Spiagge pubbliche a numero chiuso, protestano cittadini e associazioni: «la spiaggia pubblica non si tocca»
di Antonio Folle
Domenica 26 Giugno 2022, 14:59 - Ultimo agg. 27 Giugno, 17:04
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Il Comune di Napoli delibera l'accesso a numero chiuso alle spiagge pubbliche e i cittadini si organizzano a tempi di record per ribadire il loro no. Questa mattina un gruppo di circa cinquanta cittadini ha organizzato una manifestazione di protesta contro l'ultima delibera di palazzo San Giacomo che stabilisce un numero massimo di presenze sulle spiagge libere napoletane. La manifestazione intitolata L'ultima spiaggia - Chi tene 'o mare, partita da largo Sermoneta, ha sfidato il caldo torrido e si è inerpicata fino ai Bagni Elena, distribuendo volantini informativi ai passanti. Tra le sigle presenti l'associazione Mare Libero, il collettivo Sea Docks e l'associazione Gajola Bene Comune. 

Dopo i recenti fatti di cronaca che hanno interessato i frequentatori delle spiagge libere di Posillipo - particolare scalpore ha destato il pestaggio a colpi di casco avvenuto lo scorso mese sulla spiaggia delle Monache - il Comune è corso ai ripari stabilendo il numero chiuso sulle spiagge, sulla scia di quanto già deliberato la scorsa estate per motivi legati alla pandemia. Da un lato la delibera fortemente voluta dall'assessore al Mare Paolo Mancuso aumenta il numero di posti disponibili - da 350 si passa a 400 persone per il Bagno Sirena e viene stabilita una capienza massima di 12 persone per il Bagno Ideal e per il Bagno Elena -, e dall'altro si stabilisce che saranno proprio i gestori dei lidi privati a dover garantire il tracciamento numerico, l'apertura e la chiusura degli accessi pubblici, oltre che i servizi di sicurezza per i bagnanti.

Resta però il mistero su come si farà a garantire l'accesso a tutti e non ai soliti "furbetti" di turno e su chi vigilerà sul rispetto della delibera da parte dei gestori privati. 

«Dopo la pandemia - spiega Giuseppe Avitabile dell'associazione Gajola Bene Comune - ci siamo ritrovati ad avere l'impossibilità di un accesso pubblico al mare. Un accesso pulito, sicuro ed in grado di offrire un minimo di servizi alla cittadinanza. I varchi pubblici sono tutti chiusi e l'unica possibilità per andare al mare è quella di spendere tantissimi soldi andando nei lidi privati. Siamo qui per protestare - continua Avitabile - e per rivendicare il nostro diritto a poter fare un bagno senza dover necessariamente sborsare cifre astronomiche». 

Nonostante Napoli sia una città di mare tra le più famose al mondo, la gestione del waterfront è da sempre uno dei nodi più difficili da sciogliere per le amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni. L'amministrazione de Magistris negli scorsi anni si è resta protagonista di un timido ed inefficace tentativo per mettere a disposizione dei napoletani porzioni maggiori di spiaggia pubblica. Da San Giovanni a Teduccio ai confini con il comune di Pozzuoli le spiagge napoletane o sono appannaggio di lidi privati o sono inaccessibili - salvo poche strisce di bagnasciuga - ai cittadini. Emblematico, da questo punto di vista, il caso-Bagnoli, con centinaia e centinaia di metri di costa interdetti alla balneazione a causa dell'inquinamento e per il quale si aspettano da anni interventi e soluzioni che non si limitino al semplice avvicendamento di commissari straordinari. 

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Un problema, quello delle spiagge partenopee, che è un vero e proprio paradosso e che vede da un lato chi può permettersi di pagare dai 30 ai 50 euro al giorno a persona per una giornata di mare e dall'altro la stragrande maggioranza dei cittadini costretti a contendersi centimetro dopo centimetro la spiaggia libera disponibile. Sullo sfondo, ovviamente, il sempre attuale nodo legato alle concessioni ai privati di tratti di costa, con un vero e proprio scaricabarile tra Autorità Portuale, Comune di Napoli e Capitaneria di Porto sui temi che riguardano la sicurezza, il decoro ambientale ed il rispetto delle concessioni da parte dei privati. 

 

«Sembra surreale che dopo quasi dieci anni siamo ancora a manifestare per il diritto di tutti ad ususfruire delle spiagge pubbliche - dichiara la consigliera regionale Maria Muscarà -, dopo aver raccolto ben quattordicimila firme per ribadire il diritto alla spiaggia pubblica. Dopo le nostre proteste e la presentazione delle firme l'allora sindaco de Magistris firmò una delibera sulle spiagge pubbliche, delibera che in brevissimo tempo è diventata carta straccia. Ora la situazione è notevolmente peggiorata e nonostante la Comunità Europea abbia già condannato l'Italia ed in particolare la Campania per l'attuale sistema delle concessioni trentennali, si continua a gestire in maniera assolutamente intollerabile il tema del mare negato alla stragrande maggioranza dei cittadini. Tutti si riempiono la bocca del concetto di Bene Comune - prosegue Muscarà - ma ben pochi ricordano che il concetto di Bene Comune prevede l'utilizzo degli spazi pubblici senza dover necessariamente pagare». 

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