Non solo un pestaggio, un’azione violenta, fine a se stessa. Ma anche un metodo, un sistema di valori che si riversa in mille modi per strada, contro coetanei, negozi e arredo urbano, in una sorta di challenge che passa dai social alla vita reale senza soluzione di continuità. E che viene descritta in una chat tra coetanei, che è stata acquisita dagli inquirenti. Tre minori, dunque (L.F.; G.I., A.P.): uno studente, ben inserito nel contesto sociale del centro storico; due soggetti di estrazione diversa, ritenuti maggiormente a rischio. Sono finiti un mese fa in Comunitàdi recupero per under 18, dopo aver aggredito lo scorso 9 gennaio due ragazzini (uno dei quali ha quattro denti spaccati a colpi di bottigliate in faccia, ne abbiamo parlato lo scorso luglio); ora sono gravemente indiziati per un altro episodio di violenza. Di che si tratta? Un incendio di un distributore di snack e bevande, che si trova nei pressi del Rettifilo, angolo via Mezzocannone. Agli atti, c’è una conversazione ricavata dai cellulari di uno dei tre indagati, da cui emergerebbe la responsabilità di G.I. e A.P. nell’incendio di un distributore di snack: «Hanno preso l’amuchina dallo zaino di A.P., hanno aperto il coso dove si prende il resto, ci hanno messo l’amuchina dentro, poi l’hanno incendiata ed hanno continuato così fin quando il fuoco non è entrato nella macchinetta...», si legge da una chat ricavata dal telefonino di L.F.
Inchiesta condotta sul branco di via Mezzocannone, spuntano altri particolari (ed elementi da approfondire) dopo la denuncia sporta dai genitori di due ragazzini rimasti gravemente feriti dall’azione della gang.
Centrale è la questione delle armi.
Non è tutto. Parliamo dello stesso soggetto che avrebbe tentato di confondere le acque, cambiando nome e foto sul proprio profilo social, nel tentativo di allontanare possibili denunce da parte dei ragazzi aggrediti a colpi di bottiglie e spranghe. Ma torniamo al racconto reso dal presunto capo branco dinanzi agli inquirenti.
Scrive il gip Anna Polito: «Le modalità dell’aggressione del 9 gennaio, violenta, ingiustificata, con l’uso di una bottiglia di vetro consente di ritenere attuale il pericolo di reiterazione del reato, basti pensare che A.P. e G.I., non paghi di quanto commesso (due coetanei feriti) si rendevano protagonisti dell’incendio di un distributore automatico, pochi giorni dopo.