Statale Sorrentina, inferno estate tra ingorghi, gallerie e selfie

Statale Sorrentina, inferno estate tra ingorghi, gallerie e selfie
di Massimiliano D'Esposito
Lunedì 13 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 17:26
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Statale Sorrentina, croce e delizia. La 145 è la lingua di asfalto che attraversa un territorio unico. Ventotto chilometri di strada da Pompei a Massa Lubrense per immettersi in un altro tracciato dalle grandi suggestioni: l'Amalfitana. Ma la Sorrentina non offre solo un panorama mozzafiato. È anche un reticolo di viadotti, gallerie, rettilinei, curve e incroci che rappresentano insidie enormi per automobilisti e centauri. Lo confermano i numeri dei sinistri, anche mortali, che la collocano ai primi posti della classifica delle strade più pericolose d'Italia. Ed è anche una delle più congestionate. Soprattutto nei mesi estivi, quando al peso del traffico ordinario, si aggiunge il viavai di bus turistici e di auto di vacanzieri. Lunghe file di lamiere roventi che a volte arrivano ad occupare completamente la Sorrentina. Ingorghi provocati per lo più dalle commistioni tra la 145 e la circolazione urbana dei centri attraversati.

I problemi iniziano già prima di immettersi sulla statale, all'uscita di Castellammare dell'autostrada A3, dove i veicoli provenienti da Napoli e quelli in arrivo da Salerno convergono su un'unica corsia prima di attraversare il casello. Soprattutto in direzione Sud si formano lunghe code che rallentano il traffico autostradale. Subito dopo, altri disagi alla deviazione verso via Ponte Persica e i centri abitati dell'area stabiese.

Bastano poche vetture in colonna perchè si paralizzi il traffico fino allo svincolo della A3. 

La mappa delle criticità prosegue con l'uscita del tunnel Privati, quando si imbocca la Panoramica e c'è la confluenza delle auto provenienti dal centro di Castellammare. Dopo aver percorso il tunnel Santa Maria di Sozzano, lungo circa cinque chilometri e dove il servizio di controllo della velocità Vergilius impone di non superare i 60 km/h, si arriva a uno degli snodi cruciali: la deviazione per la Marina di Seiano, a Vico Equense. Sono migliaia i veicoli che ogni giorno si spostano verso il mare e in corrispondenza dell'incrocio con via Murrano si sviluppa una sorta di imbuto. Per ridurre i disagi il sindaco di Vico Equense, Giuseppe Aiello, ha dovuto riaprire - solo nei weekend dalle 17 alle 20 - la strada che fu realizzata a supporto del cantiere del depuratore di Punta Gradelle.

Ancora qualche centinaio di metri e si raggiungono i tornanti di Punta Scutolo. Una zona estremamente panoramica dove sostano auto e pullman di turisti per gli immancabili selfie. Peccato che la sosta senza controllo provochi ulteriori rallentamenti. 

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Una volta entrati nell'abitato di Meta, in piazza del Lauro, ci si imbatte nell'incrocio con la strada che porta al mare e la confluenza dei veicoli provenienti dalla Amalfitana. Siamo anche nel punto in cui la statale inizia ad attraversare i centri abitati della Costiera e così poco oltre si raggiunge il ponte che segna il confine tra Meta e Piano di Sorrento che, per la sede stradale stretta e con una curva in entrata e un'altra in uscita, crea ingorghi e code. Si attraversano Piano e Sant'Agnello e si arriva a Sorrento dove si trova l'ultimo e più difficile ostacolo: l'incrocio di Marano, con il traffico deviato verso via degli Aranci e viale Nizza visto che corso Italia è a senso unico in uscita.

Una via crucis, insomma. «Sulla Sorrentina troviamo troppe auto in sosta o che accostano o che si immettono nel flusso causando il cosiddetto stop and go, passaggi pedonali, fermate occasionali, carico-scarico merci, incroci non presidiati - conferma Antonio Marcia, già comandante della polizia municipale di Sorrento e Massa Lubrense -. Servirebbero maggiori controlli e sarebbe anche giusto eliminare completamente la sosta». Marcia propone «un'unica centrale operativa, un unico sistema di telecamere, un unico ufficio che sovraintenda. Ma quando ci provammo aderirono solo Massa Lubrense, Sorrento, Meta e Vico Equense, mentre Piano e Sant'Agnello si tirarono fuori». 

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