Si dice pronta ad essere ascoltata in Procura per ricostruire in modo obiettivo tutti i tasselli legati alla manifestazione di interesse finalizzata ad allestire una scultura all'esterno dello stadio napoletano, in onore di Maradona. Ma soprattutto rivendica la piena trasparenza del proprio operato da assessora e rimarca le distanze dalle scelte amministrative, all'indomani delle sue dimissioni dal ruolo di esponente della giunta De Magistris.
Eccola Eleonora De Majo, ex responsabile della Cultura a Napoli, all'indomani della decisione della giunta Manfredi di restituire la scultura di Maradona che era stata donata dall'artista Domenico Sepe. Una vicenda nella quale conviene fare chiarezza, a partire da alcuni dati tecnici: il Comune restituisce la statua firmata da Sepe, perché - tra l'altro - esiste un processo sulla formazione di una commissione tecnico popolare che avrebbe dovuto favorire (senza usare fondi pubblici) la realizzazione di una statua di Maradona da allestire all'esterno della Curva A; in questa vicenda, De Majo e Egidio Giordano (rispettivamente ex assessori al Comune e alla Municipalità) sono indagati per abuso d'ufficio (difesi dai penalisti Domenico Ciruzzi, Natalia Fuccia e Annalisa Senese) e sono pronti a fornire ogni contributo per dimostrare la propria estraneità alle accuse; l'autore della statua si chiama Domenico Sepe ed è estraneo alle indagini, come per altro chiarito da questo giornale e ribadito ieri in una nota degli avvocati Gabriele Melluso e Mario Olivieri.
Sepe batte su un punto: non c'è legame tra l'opera donata e il bando indetto successivamente; nè esistono pressioni o accordi sotto banco per favorire l'artista napoletano.
Spiega oggi l'ex assessora De Majo: «Pubblicai un bando sia in italiano che in inglese per permettere anche ad artisti internazionali di mandare il proprio progetto e ho persino prorogato i termini della call per favorire la più larga partecipazione possibile. La valutazione dei progetti sarebbe stata affidata ad una commissione che definimmo tecnico-popolare di cui facevano parte eminenti personalità della cultura cittadina, insieme ad autorevoli rappresentanti del mondo sportivo, il figlio dello stesso Diego e anche due rappresentanti del tifo popolare. Quella commissione di fatto, al di là delle valutazioni politiche su se fosse opportuno o meno aprire la commissione al tifo, non ha mai deciso nulla perché dopo le mie dimissioni, si agí diversamente. In una seconda fase, la giunta ha scelto di collocare fuori al Maradona la statua dell'artista Sepe, una scelta, quella dell'affidamento senza bando, che seppure legittima sul piano amministrativo non è stata portata avanti da me».
Sul punto Sepe dice la sua: «Ho modellato la scultura di Maradona su mia personale iniziativa dopo la morte di Diego, ispirata al rapporto con mio padre e all'amore, condiviso, per Napoli, per il Napoli e per i napoletani. Non mi è stata, in modo più assoluto, commissionata da terzi. Questa scultura non c'entra assolutamente nulla con il bando (crowdfunding) indetto molto dopo dal Comune di Napoli e rivolto a più artisti per la realizzazione di una statua inedita da posizionare a piazzale Tecchio».