Napoli, la stesa in piazza Trieste e Trento: condannati i pistoleri

Napoli, la stesa in piazza Trieste e Trento: condannati i pistoleri
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 17 Luglio 2020, 09:01 - Ultimo agg. 13:29
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Otto anni di reclusione agli autori delle stese di piazza Trieste e Trento. È il verdetto di primo grado a carico di Alessio Bossis e Carmine Pecoraro, ritenuti responsabili della «stesa» consumata a marzo del 2019 in piazza Trieste e Trento. Un episodio efferato, che provocò scalpore per i colpi esplosi ad altezza d'uomo, in una zona ad alta concentrazione di passanti, per altro tra le più battute dal turismo internazionale. Ricordate quelle immagini? Furono centrati alcuni negozi storici, le vetrine dei bar della zona vennero crivellate di colpi. Danni all'immagine turistica della città, con le foto dei fori lasciati dai proiettili che hanno fatto il giro di web e notiziari. Ed è uno dei punti su cui ha battuto nel corso della sua requisitoria il pm anticamorra Maria Di Mauro, che ha chiesto e ottenuto la condanna per i due presunti malviventi della periferia orientale.

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Stando alla ricostruzione dell'accusa, la «stesa» di piazza Trieste e Trento era una risposta a un litigio avvenuto giorni prima in discoteca, tra soggetti legati al malaffare di Ponticelli ed elementi dei Quartieri Spagnoli. Una reazione, nella quale avrebbe svolto un ruolo anche una ragazza, parente della vittima, ma amica dei soggetti di Ponticelli. Anche per lei sono scattate le indagini (condotte dalla Procura dei minori, in quanto all'epoca non ancora diciottenne), tanto da essere bollata come «pasionaria criminale in erba». Fatto sta che quella sparatoria - come hanno accertato i carabinieri -, è stata la risposta di un gruppo di ragazzi di Volla e Ponticelli, legati ai clan Minichini e De Luca Bossa, a un gruppo rivale vicino al clan Mariano dei Quartieri spagnoli. A scatenare la «scorreria armata» di piazza Trieste e Trento, quanto accaduto il giorno precedente, con un litigio nel corso del quale il fidanzato della ragazza era stato colpito da proiettili a salve.

LE CIMICI
Decisive le intercettazioni telefoniche, da cui emerge la disponibilità della ragazza ad offrire indicazioni su chi aveva osato sparare al fidanzato: «Uno di loro è mio cugino, la comandano loro ai Quartieri spagnoli». Immediata la risposta: «Ah, allora sono a sistema...». Una risposta che fa da preludio ad una reazione armata. Decisive anche le intercettazioni successive alla stesa, con la ragazza che, nel parlare di uno degli esecutori materiali, si limita a commentare in questo modo: «È impegnato in una cosa importante...».
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