Stessa cella per Materazzo e il giudice: vite incrociate nell'inferno Poggioreale

Stessa cella per Materazzo e il giudice: vite incrociate nell'inferno Poggioreale
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 9 Ottobre 2019, 08:21
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Ha trascorso alcune settimane di detenzione lì in una cella del carcere di Poggioreale, accanto all'uomo condannato all'ergastolo per l'omicidio del fratello. Eccoli nella stessa cella, due pezzi della migliore borghesia napoletana: il giudice Alberto Capuano, finito lo scorso luglio agli arresti con l'accusa di corruzione; e Luca Materazzo, il 37enne condannato in primo grado per aver ucciso - con oltre quaranta coltellate - il fratello Vittorio (siamo a novembre del 2016), in viale Maria Cristina di Savoia. Lui, magistrato in carriera di cinquant'anni; e l'altro, aspirante notaio, cresciuto in una famiglia di costruttori e di professionisti. Hanno parlato dei rispettivi momenti di incertezza, si sono confrontati sulle accuse da cui difendersi, sulle iniziative da vivere in un carcere da sempre alle prese con problemi numerici (per la folla di detenuti), si sono fatti coraggio l'uno con l'altro.

 

Circa quattro mesi dopo le manette, il giudice Capuano ha ricevuto la richiesta di processo immediato da parte della Procura di Roma. Rito immediato, dunque, di fronte ad accuse che sono state vagliate dal Riesame e che ora attendono la valutazione di un collegio di giudici nel corso del processo.
RITO SPRINT
Si terrà il prossimo dieci dicembre, dinanzi alla seconda sezione del secondo collegio, la prima udienza a carico - tra gli altri - del giudice Capuano. Dovrà rispondere di corruzione, in un'inchiesta condotta dalla Procura di Roma, su un presunto mercimonio di sentenze e di provvedimenti giudiziari all'ombra delle torri del Centro direzionale. Ricordate il caso esploso la scorsa estate? Secondo il gip capitolino Costantino De Robbio, il magistrato napoletano sarebbe stato raggiunto da presunti intermediari, che gli avrebbero chiesto notizie utili a migliorare la propria condizione processuale. Accanto al giudice Capuano, anche gli imputati Antonio Di Dio (ex consigliere della municipalità di Bagnoli, difeso dal penalista Marco Campora), Valentino Cassini e Giuseppe Liccardo, che avrebbero provato ad ottenere favori dal magistrato napoletano. Ma per quali vicende ci sarà il giudizio immediato? La seconda sezione del Tribunale romano dovrà valutare solo le accuse per le quali restano ancora in vigore le condizioni cautelari, in relazione ai lavori tenuti nel centro estetico della moglie del giudice e in relazione a un presunto interesse di Capuano per un processo a carico di imprenditori di Giugliano. Difeso dai penalisti Alfonso Furgiuele e Maurizio Lojacono, Capuano ha ottenuto dal Riesame - sul piano puramente cautelare - la revoca di alcune accuse alla base dell'arresto di luglio.
Ora si apre la partita più difficile, sul presunto mercimonio di sentenze e provvedimenti, all'ombra delle torri del centro direzionale.
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