​Stop a precari, aggressioni
e turni massacranti: medici in rivolta

Flash-mob e assemblee in tutti gli ospedali campani
Flash-mob e assemblee in tutti gli ospedali campani
di Ettore Mautone
Lunedì 29 Ottobre 2018, 16:02
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Turni di lavoro massacranti, piante organiche colabrodo, sicurezza sul lavoro non rispettata, rinnovo del contratto al palo: all'insegna dell'hashtag #io ci sarò, continua la protesta di medici, veterinari e dirigenti sanitari in rivolta stamani in tutte le Aziende sanitarie della Campania. 

Assemblee si sono tenute oggi per iniziativa di tutte le sigle sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, presso le aziende sanitarie della regione. Un simbolico flash-mob che ha mobilitato le equipe di tutti gli ospedali della Campania e impegnato anche i rappresentanti sindacali di categoria presso le rispettive sedi. 

Obiettivo della protesta tracciare il punto su una vertenza che dura da mesi, che unisce un asse nazionale con i disagi resi acuti e precipui in ogni Regione. Protesta che culminerà con lo sciopero nazionale di 24 ore venerdì 9 novembre. Data in cui, in Campania, è previsto un sit in dei camici bianchi sotto la sede della Regione a Palazzo Santa Lucia in vista dell’assemblea nazionale in programma a Roma il 14 novembre.  Su scala nazionale dal 22 ottobre sono scattati il blocco degli straordinari, l’astensione dalle attività non comprese nei compiti di istituto, l’avvio di contenziosi legali, richiesta di pagamento o recupero delle ore effettuate in turni di guardia eccedenti il debito orario contrattuale e la richiesta delle ferie arretrate.

 “Intendiamo difendere le prerogative di equità e universalità di accesso al Servizio sanitario nazionale - avverte Vincenzo Bencivenga, segretario regionale dell’Anaao, il più importante sindacato della dirigenza medica - perché  mentre le Regioni e il Governo litigano la Sanità intanto è in agonia. Nei prossimi 5 anni - aggiunge il leader sindacale - mancheranno all’appello 45 mila tra medici, veterinari e dirigenti sanitari laddove già oggi si hanno enormi problemi ad assicurare i Livelli essenziali di assistenza con le forze in campo e in particolare al Sud. A pagare le spese di questa situazione sono i cittadini che però anziché identificare il livello politico come bersaglio di un comprensibile malcontento, se la prendono con i medici in trincea che diventano sempre più spesso destinatari di inaccettabili violenze. Bisogna voltare pagina su condizioni di lavoro insostenibili, violenze che impediscono di andare al lavoro con serenità. Che sono state affrontate finora con molte chiacchiere, molta buona volontà ma nessun atto concreto. Non è più accettabile - conclude Bencivenga (che è uno psichiatra) la precarizzazione del lavoro e il continuo inseguire l’emergenza con avvisi pubblici e incarichi temporanei. La sanità ha bisogno di stabilità e programmazione serie”.

“Siamo da mesi impegnati infruttuosamente si tavoli romani - aggiunge Antonio De Falco, leader della Cimo - per la definizione di un contratto che manca all’appello da molti lustri e che anche solo per la parte normativa, mettendo da parte quelle finanziaria, fa registrare assurde battute di arresto e ostacoli di ogni genere e a un impianto di norme che dovrebbero tendere a migliorare la qualità del nostro lavoro e dunque l’assistenza ai cittadini”. 

Sulla stessa lunghezza d’onda tutto il fonte dell’intersindacale della dirigenza medica e veterinaria campana che riunisce le principali sigle di rappresentanza della categoria. Dito puntato sulle limitate risorse per il Servizio sanitario e sul progressivo slittamento dell’assistenza verso il privato a 40 anni dalla nascita del Servizio sanitario nazionale  
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