La balena di Sorrento a Napoli, il giallo della coda: «Aveva una sorta di scoliosi»

La balena di Sorrento a Napoli, il giallo della coda: «Aveva una sorta di scoliosi»
di Antonino Pane
Venerdì 22 Gennaio 2021, 09:00 - Ultimo agg. 14:04
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«L'avanzato stato di decomposizione non consente di azzardare ipotesi. L'unica certezza è che aveva lesioni vecchie alle vertebre della coda e queste avevano provocato una sorta di scoliosi, una deviazione della coda». Il professor Sandro Mazzariol, patologo veterinario dell'Università di Padova e responsabile dell'unità d'intervento del Cetaceans strandings Emergency Response Team (Cert), ha lavorato per tutta la giornata di ieri all'interno del bacino del cantiere Megaride, davanti ai resti della balena che ha scelto il porto di Sorrento per il suo ultimo viaggio. Ha coordinato un team di 25 persone in collaborazione con il Museo di Storia naturale di Milano e l'Istituto di Ricerca Tethys. «Abbiamo accertato - dice Mazzariol - che si trattava di una femmina, che non aveva avuto recenti gravidanze e che non era in grado di poter allattare piccoli». I tecnici, tutti in tuta bianca, hanno sezionato il grande cetaceo, ma solo piccolissimi frammenti sono in condizioni tali da poter essere sottoposti agli esami tossicologici e genetici. «Uccisa da un virus? Speriamo di poterne ricavare informazioni su una possibile malattia. Ma sarà difficile», insiste il professore: «Anche il muso era completamente tumefatto. Impossibile stabilire se si tratti dello stesso cetaceo che i video hanno immortalato mentre urtava la banchina del porto». Una certezza c'è: le dimensioni sono sicuramente eccezionali. La balena è stata misurata con precisione: 19,70 metri. «Si tratta del più grande esemplare mai visto lungo le coste italiane. Non possiamo dire del Mediterraneo perché diversi Paesi non hanno banche dati a cui poter attingere».

Tra i primi a chiedere informazioni allo staff scientifico, Rosalba Giugni, fondatrice e presidente di Marevivo e i tecnici dell'Area Marina Protetta di Punta Campanella che svolgono un incessante lavoro di tutela del mare e della fauna ittica lungo tutta costiera sorrentina e amalfitana. Il mastodontico scheletro del cetaceo in tarda serata è stato issato con una gru del cantiere: ora dovrebbe essere sotterrato per alcuni mesi in modo da aver un naturale processo di essiccazione. Il sindaco di Sorrento Massimo Coppola, in contatto con i dirigenti dell'Area Marina, è pronto a mettere a disposizione un giardino vuoto del cimitero di Sorrento. Poi lo scheletro potrebbe essere esposto al porto di Sorrento in modo da servire anche a scopo didattico, prima di essere conservato nel museo dell'Area Marina a Massa Lubrense.

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Un programma visto con favore anche dal comandante Salvatore Di Leva, ceo della compagnia Alilauro Gruson e del cantiere Megaride nel porto di Napoli dove si stanno svolgendo le operazioni. «Vorremmo che a Sorrento restasse un segno permanente del fatto che questo enorme cetaceo ha scelto il porto come sua ultima dimora. L'idea di esporre lo scheletro al porto di Marina Piccola ci sembra una ottima iniziativa e offriamo già da adesso la nostra collaborazione». Di Leva guarda con favore anche alla proposta di conservare nella Basilica di Sant'Antonino un piccolo frammento delle ossa della balena. «La leggenda che vuole il nostro Santo protettore intervenire per salvare un bimbo proprio da una balena merita questo dono».
 

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