Street art in chiesa, la rivolta dei fedeli di Ischia: «È blasfemia»

Street art in chiesa, la rivolta dei fedeli di Ischia: «È blasfemia»
di Massimo Zivelli
Martedì 9 Febbraio 2021, 11:00 - Ultimo agg. 13:18
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Finirà quasi sicuramente in Tribunale la protesta del gallerista dello street art che a Forio ha provocatoriamente installato alcune opere sull'altare di una chiesa e che dopo essere stato accusato dal prete di «blasfemia», ha a sua volta denunciato di essere stato sottoposto oltre che a una valanga di insulti via social, anche a minacce alla propria integrità fisica. Resta dunque alta sull'isola la polemica per il blitz condotto nella chiesa di San Sebastiano e attraverso il quale, l'eclettico gallerista Salvatore Iacono intendeva a modo suo mettere in atto una provocazione per denunciare le restrizioni che l'emergenza pandemia ha imposto ai luoghi dell'espressione artistica, ma non ai luoghi di culto. 

L'azione è stata interpretata dalla comunità ecclesiale come un vero e proprio oltraggio blasfemo, quando Iacono, organizzatore di Ischia Street Art, venerdì scorso ha collocato sei opere dell'artista Mimmo Di Caterino nella chiesa di San Sebastiano. Immediatamente è scattata l'indignazione di molti con conseguente censura di foto e video mentre il parroco, don Emanuel Monte, pressato dai fedeli, ha preannunciato azioni legali.

Nel mentre il gallerista provvedeva a rimuovere dalla sue pagine social fotografie e video incriminati, gli account personali di Iacono e dell'Ischia Street Art Gallery sono stati invasi da centinaia di commenti pieni di insulti.

 

La scorsa notte poi, sui muri esterni dell'Ischia Street Art Gallery sono apparse scritte contenenti pesanti minacce al gallerista, che si è rivolto ai carabinieri. «Il mio non è stato un intervento irrispettoso e dissacratorio - sottolinea Salvatore - bensì un intervento concettuale e simbolico, sociale e interattivo, un intervento del tutto estetico, a sostegno dell'arte contemporanea in tempi di Covid19. L'arte esce dai confini delle gallerie, chiuse da un anno e sottoposte alle continue e ormai insensate restrizioni, ed entra in chiesa, ovvero in un luogo aperto, libero e sicuro. Ho ritirato foto e video dai miei social, ma questa storia resta comunque incredibile. Posso capire la censura operata dalla Chiesa ma ricevere minacce di morte mi pare assai poco cristiano».

Per parte sua, il parroco don Emmanuel avrebbe fatto notare che le opere esposte senza alcuna autorizzazione sull'altare «contenevano indicibili espressioni di bestemmia, e la circostanza che esse fossero state scritte dall'autore dei disegni in lingua inglese, non diminuisce l'assurda scorrettezza e volgarità dell'intervento in un luogo sacro». «Questo è un momento storico, sociale e culturale, nonché economico, molto particolare, un momento che possiamo definire oscurantista e, all'arte contemporanea, compresi ai suoi attori, tanto ai galleristi quanto agli artisti, non andrebbe tolta almeno la fede» ha commentato il noto street artist Mimmo Di Caterino, autore dei disegni finiti al centro delle polemiche.

Il gallerista Salvatore Iacono non è nuovo a questo genere di interventi costruiti - come il suo stesso ufficio stampa ammette - «sul filo dell'illegalità, attraverso performance di denuncia sociale e, fin dal primo lockdown, ha continuato la sua battaglia personale contro il sistema corrotto dell'arte contemporanea, a difesa dell'intero comparto delle gallerie d'arte italiane, senza lasciarsi fermare dalle costrizioni governative, ideando e portando in scena nuovi modelli di fruizione dell'arte». 

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