Stupro in Costiera, la turista in aula riconosce gli imputati: «Sono stati loro»

Stupro in Costiera, la turista in aula riconosce gli imputati: «Sono stati loro»
di Ciriaco M. Viggiano
Martedì 10 Luglio 2018, 08:44 - Ultimo agg. 10:04
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Per evitare l'assalto dei cronisti è entrata in aula con largo anticipo e da un ingresso secondario. Tailleur blu, capelli legati, nemmeno un filo di trucco. Non è riuscita a trattenere il pianto nel corso dell'udienza protrattasi fino a tarda sera. Alla fine, sebbene provata, Joanne (nome di fantasia) ha raccolto le forze e riconosciuto quattro dei cinque ex dipendenti dell'hotel Alimuri accusati di averla violentata nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2016. «Sì, sono loro», ha affermato la 50enne canadese prima di lasciare il Tribunale e tornare in Inghilterra, dove risiede da anni.

Nel corso dell'incidente probatorio celebrato ieri a Torre Annunziata, la turista ha ricostruito la dinamica di quella sera: due baristi dell'albergo le avrebbero offerto un drink, presumibilmente adulterato con «droga da stupro», dopodiché l'avrebbero violentata e concessa alle voglie di un numero imprecisato di altri uomini. Cinque di questi sono in carcere dal 14 maggio con l'ipotesi di violenza sessuale di gruppo: Fabio De Virgilio, Antonino Miniero, Gennaro Davide Gargiulo, Francesco Ciro D'Antonio e Raffaele Regio, ieri in aula con le folte barbe cresciute durante i due mesi in carcere. Indagati a piede libero, invece, risultano Catello Graziuso e Francesco Guida, anch'essi ex dipendenti dell'albergo, e Vincenzo Di Napoli, custode di un vicino stabilimento balneare. La presenza dei cinque detenuti non ha scoraggiato Joanne che, affiancata dall'avvocato Lucilla Longone, ha superato la vergogna e confermato le accuse ai presunti stupratori. Per l'avvocato Longone si è trattato di «dichiarazioni lineari, coerenti e fedeli ai fatti accaduti». Le parole della turista potranno essere utilizzate come prova nel corso dell'eventuale processo a carico degli indagati.
 
Gli avvocati di questi ultimi, davanti al gip Emma Aufieri, non hanno perso l'occasione per contestare la ricostruzione della vicenda offerta dalla vittima. «La signora ha detto di non essersi opposta al sesso con i barman De Virgilio e Miniero, sebbene quella sera non capisse ciò che stava succedendo - hanno spiegato gli avvocati Alfredo e Mariorosario Romaniello e che, su sua richiesta, gli stessi barman avrebbero interrotto il rapporto». Per gli altri difensori «ci sono discrepanze tra quanto dichiarato dalla vittima alla polizia nel 2016 e quanto affermato in sede di incidente probatorio». Dopo l'udienza di ieri, dunque, non resta che attendere gli avvisi di conclusione delle indagini che, secondo fonti giudiziarie, potrebbe essere notificati nel giro di qualche settimana. Da quel momento gli inquisiti avranno altri venti giorni per depositare memorie e investigazioni difensive. Dopodiché la Procura potrebbe già chiedere il rinvio a giudizio.

Nel frattempo, la vicenda è seguita con attenzione dall'Unione delle donne in Italia, ieri presente in Tribunale con la portavoce regionale Stefania Cantatore: «La signora è stata vittima prima di un'aggressione fisica e psicologica da parte degli stupratori, poi di una lapidazione mediatica a opera di chi ha tentato di scagionarli per non ledere l'immagine della Costiera. Ci costituiremo parte civile nel processo per testimoniare il nostro sostegno a questa donna coraggiosa e a quelle di tutto il mondo».
 
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