Stupro sulla Circum, il racconto da brividi: «Da venti giorni ero la loro preda»

Stupro sulla Circum, il racconto da brividi: «Da venti giorni ero la loro preda»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 6 Marzo 2019, 23:00 - Ultimo agg. 7 Marzo, 14:36
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Ci avevano provato già una volta, una ventina di giorni fa al massimo. In modo violento, brutale, un tentativo di violenza purtroppo non denunciato dalla vittima. Poi, quando martedì pomeriggio hanno incontrato di nuovo quella ragazza, sono tornati alla carica. E lo hanno fatto in modo viscido, fingendosi amici, chiedendo il suo perdono, provando a riparare l’offesa. Ed è stato l’inizio dell’incubo, per una ragazza di 24 anni di Portici, studentessa di buona famiglia, amante del teatro e pienamente inserita nel contesto civile napoletano. È questo il retroscena dello stupro avvenuto all’interno della stazione Circum di San Giorgio a Cremano, nel vano ascensore per i portatori di handicap, in una sorta di anfratto ricavato tra scaloni e ringhiere metalliche. È stata la ragazza a riconoscere i suoi aggressori, anche grazie al contributo di un quarto personaggio, un amico, che giorni fa l’aveva presentata a quei tre balordi. Una testimonianza forte, lucida, che ha fatto leva anche sulle immagini ricavate dalle telecamere della stazione su alcune fotografie ricavate da facebook. 
 


Una volta di fronte agli inquirenti, la 24enne ha provato a motivare anche la sua incapacità di reazione di fronte alla violenza usata dal branco: «Ero senza forze, non riuscivo neppure ad urlare, ero annientata dalla paura, temevo che mi picchiassero, ero completamente incapace di reagire. Solo quando mi hanno lasciata, sono tornata nella zona dei binari, mi sono seduta su una panchina e ho iniziato a piangere. Accanto a me, si è avvicinato un ragazzo che mi ha aiutato a contattare mia madre». Incapace di reagire, come stordita, una condizione di «freezing», per mutuare un termine dalla psicologia. Poche ore dopo la violenza, l’inchiesta macina i primi sviluppi. Blitz all’alba di ieri mattina, finiscono in cella Alessandro Sbrescia (classe 2001), Raffaele Borrelli (classe 2000), Antonio Cozzolino (classe 2000), accusati di violenza sessuale di gruppo, per giunta nei confronti di una ragazza fragile, molto delicata, quindi in condizioni di difesa minorata. Sono di San Giorgio a Cremano, non lavorano ma vengono indicati come habitué della stazione (ne parliamo diffusamente nella pagina accanto). Inchiesta dei pm Cristina Curatoli e Salvatore Prisco, sotto il coordinamento dell’aggiunto Raffaello Falcone (pool fasce deboli), che firmano la richiesta di convalida degli arresti. A partire da domani il faccia a faccia dei tre presunti stupratori con il gip, che potranno difendersi e dimostrare la propria innocenza di fronte ad accuse tanto gravi. Ma torniamo al retroscena emerso dalle indagini. Venti giorni fa, il primo incontro.
 
Non era sola la 24enne di Portici, ma in compagnia di un’amica e del conoscente che (in buona fede) ha fatto da tramite con i tre del branco. Dopo i primi convenevoli, le due ragazze vengono invitate ad appartarsi nella zona degli ascensori dai tre indagati, che - secondo quanto emerso finora - avrebbero fumato uno spinello. È a questo punto che scatta una prima aggressione. In due si denudano, cercando di cingere alle spalle le ragazze, che riescono invece a scappare. Fine del pericolo, ma nessuna denuncia. Purtroppo. Sarebbe bastato un esposto alle forze dell’ordine per impedire il sequel di martedì scorso. Ora l’amica della 24enne è teste chiave in questa storia. Due giorni fa, dunque, stesso canovaccio. I tre incontrano la ragazza di Portici e ci riprovano. Le chiedono scusa, provano a ottenere il suo perdono, la invitano a fumare. La adescano, la riportano in quell’anfratto che conduce all’ascensore, iniziano a fumare uno spinello (che la ragazza non accetterà), poi la spingono all’interno dell’ascensore, dove viene bloccata la porta. A turno violentano la 24enne, una scena in parte ripresa dalle telecamere che inquadrano con una precisione il volto di uno dei tre. E inquadrano le porte metalliche che si chiudono e che vengono bloccate, per consentire al branco di portare a termine il proprio obiettivo. Minuti lunghi come ore, in cui la ragazza non riuscirà neppure ad urlare, all’interno di una cabina al di sotto dei binari. Ascensore sequestrato, di fronte all’esigenza di congelare eventuali tracce biologiche, nel tentativo di acquisire eventuali prove a carico dei tre indagati. 

Come una liberazione, le lacrime sul viso della giovane donna. Quando è riuscita a risalire all’altezza dei binari, la 24enne si è seduta su una panchina dove ha iniziato a piangere. Le si è avvicinato un ragazzo, che l’ha aiutata a contattare la madre e la polizia. Indagini affidate ai poliziotti del commissariato di San Giorgio a Cremano, sotto la guida del primo dirigente Pasquale Toscano, che hanno chiuso il cerchio in questa prima fase investigativa.

In attesa della versione difensiva, non passa inosservato un particolare del blitz di ieri mattina.
I tre indagati si erano rifatti il look, rasandosi la barba dal viso. Una coincidenza o un modo per depistare le indagini? Chiusi in isolamento in celle di Secondigliano e Poggioreale, hanno tempo per rivisitare quanto avvenuto martedì sera, per replicare all’accusa di violenza sessuale esercitata contro una ragazza incapace anche solo di far esplodere la parola «aiuto» dalla propria gola. 

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