Suicidio nel carcere di Poggioreale, morto papà di due gemelli appena nati

Sos dei sindacati della polizia penitenziaria e del garante dei detenuti: troppe tragedie dietro le sbarre

Il carcere di Poggioreale
Il carcere di Poggioreale
Martedì 13 Dicembre 2022, 20:30 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 00:01
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Era il papà di due gemelli appena nati, si è lasciato morire nella sua cella. Impiccato. «Con il suicidio di oggi di un giovane detenuto a Poggioreale Napoli è stato raggiunto il terrificante numero di 81 dall'inizio dell'anno. Mai un numero così alto da oltre 20: tra suicidi e decessi sono 195 le vittime in totale, senza sottovalutare che per un buon numero le cause sono ancora in corso di accertamento. È tempo di passare dalle parole di commozione, rabbia, denuncia ai fatti», afferma il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria (Spp) Aldo Di Giacomo, che parla di «una situazione di intollerabile vergogna a cui va rapidamente messo fine». «Il personale di polizia penitenziaria è stanco di tenere il conteggio dei detenuti che si tolgono la vita e di rinnovare l'allarme a fare presto. E poi altro elemento sempre più preoccupante si abbassa l'età dei detenuti suicidi a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi psichici sono i più fragili e vulnerabili», prosegue.

Il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, afferma che quest'ultima tragedia si aggiunge alle altre: «In Italia, dall'inizio dell'anno, sono in totale 80 i detenuti morti suicidi, mentre in Campania il bilancio è di 7.

Negli ultimi dieci anni sono, in tutto, 584 le persone suicidatesi in carcere e ben 22 di questi episodi sono avvenuti nel carcere di Poggioreale, dove sono stati, in questo arco temporale, 267 i tentativi di suicidio, sventati dal personale della polizia penitenziaria».

«Sono scosso e attonito», aggiunge Ciambriello, che sostiene che «si continua a morire per le troppe speranze deluse, si muore di fragilità umana e di abbandono». Di qui l'appello: «I numeri sulle morti per suicidio negli istituti di pena sono allarmanti e devono indurre ad un'attenta riflessione. Si devono trovare soluzioni in fretta, altrimenti diveniamo complici di queste morti. Chi vive in una condizione psicologica precaria deve poter contare sull'aiuto di figure specializzate e in maniera costante e continuativa, perché, a volte, anche solo parlare con una persona può aiutare a superare un disagio. Per questi detenuti più fragili si potrebbe anche ipotizzare di incrementare le telefonate con i familiari, sempre nell'ottica di dare loro un sostegno, che mira ad evitare che l'espiazione della pena si trasformi in disgrazia».

 «Urge una riforma carceraria efficace. Tuttavia, non possiamo restare indifferenti alla violenza nelle strutture detentive. Condanniamo con fermezza quanto accaduto a Nisida (l'incendio in cella) ed esprimiamo solidarietà agli agenti della penitenziaria. Chi si rende protagonista di eposodi di violenza non sceglie mai la strada giusta». Così in una nota i consiglieri regionali della Lega in Campania.

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