Super green pass, al ristorante nulla cambia: i «tamponati» restano fuori

Super green pass, al ristorante nulla cambia: i «tamponati» restano fuori
di Gigi Di Fiore
Martedì 7 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 8 Dicembre, 18:43
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Per i ristoratori napoletani nulla sembra essere cambiato. Per sedersi ai tavoli interni, i clienti devono mostrare il green pass che possedevano già prima, quello ottenuto dopo la seconda dose di vaccino. Fuori restano adesso i no vax, che prima potevano esibire un tampone negativo per entrare nel ristorante.

Il lunedì è un giorno di solito con poca affluenza, anche se stavolta l'esordio del super green pass coincide con il ponte dell'otto dicembre che ha portato in città molti turisti. Lo conferma Massimo Di Porzio, presidente della Fipe e titolare di terza generazione, con le sorelle Lorella e Roberta, del ristorante «Umberto» a Chiaia: «Sì, c'è stata un'affluenza non prevista.

Nessun problema, però, con il super green pass. Facciamo da mesi i controlli della clientela all'ingresso, con l'app sui nostri telefonini che si è automaticamente aggiornata».

L'aggiornamento dà il via libera ora solo ai green pass da vaccinazione. Tutto fila liscio, i clienti sono tutti informati. Ma, precisa Di Porzio: «Il nodo restano gli stranieri. Gli americani hanno un certificato di vaccinazione e non il green pass, che non possiamo verificare con un Qr code. Possiamo fare verifiche solo con turisti di Paesi dell'Unione europea, in possesso di green pass riconosciuto».

Anche nella sede della Fipe in via Medina, non ci sono segnalazioni di problemi nel primo giorno di esclusione nei ristoranti di clienti non vaccinati. 

Al Vomero, al ristorante-pizzeria centenario «Gorizia» sono arrivati i primi controlli a campione. Lo conferma il titolare Salvatore Grasso: «Non avevamo nulla da temere, verifichiamo la clientela ammessa nella nostra sala al chiuso. Nulla cambia, con il nuovo sistema. Ci sono stati alcuni clienti che hanno preferito restare fuori. E quella è anche la possibilità dei clienti non vaccinati, che possono mangiare seduti ai tavoli esterni».

Come negli altri ristoranti, il problema principale dei controlli dei super green pass sono i turisti stranieri. Dice ancora Salvatore Grasso: «Sono venuti tre inglesi. Per uno non c'è stata difficoltà, perché risiede da tempo a Napoli. I suoi amici, venuti a trovarlo, avevano un attestato di vaccinazione e non il green pass riconosciuto dall'Unione europea da cui l'Inghilterra è uscita. Non avevamo la possibilità di alcuna verifica. Un nodo su cui qualcuno dovrà darci indicazioni. Stesso discorso per i turisti americani e russi».

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Da «Mimì alla ferrovia» in via Alfonso D'Aragona è stato un lunedì con molti tavoli prenotati dai partecipanti a un congresso. Su di loro, i controlli sono stati anticipati dagli organizzatori e poi confermati in sala. Spiega Ida Giugliano, terza generazione dei titolari del noto ristorante: «Abbiamo avuto anche clientela non del congresso, tutti naturalmente con super green pass e informati. Nulla è cambiato rispetto a quanto facevamo da mesi sui controlli. Anche per noi il problema riguarda i turisti stranieri di Paesi non comunitari, come gli americani. Esibiscono certificazioni di vaccino, in precedenza qualcuno veniva con un tampone valido. Ora non possono più farlo e non sappiamo come regolarci sui loro controlli».

Un altro nodo restano gli affollamenti dei ristoranti che non posseggono sale interne, ma solo tavoli esterni in aree ristrette. Come a Sant'Anna di Palazzo e in altre strade dei Quartieri spagnoli, o nel centro storico. In questi casi, non esiste obbligo di super green pass. Tutto libero, ma nessuno controlla le distanze tra i tavoli o l'uso corretto delle mascherine tra chi serve la clientela. Esterno sembra significare tutti liberi. Una realtà che solo la fine dell'emergenza potrà contribuire a regolarizzare con corretti rapporti tra spazi interni reali, servizi igienici e tavoli esterni. Per ora, regole saltate. In alcuni casi, l'unica sala è la strada, al coperto c'è solo la cucina. 

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