Superbonus 110%, Napoli resta a secco: l'archivio pratiche è chiuso

Superbonus 110%, Napoli resta a secco: l'archivio pratiche è chiuso
di Valerio Esca
Martedì 29 Settembre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 14:12
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A Napoli il superbonus edilizio è a rischio. Una storia, l'ennesima, dai contorni kafkiani e che oggi approderà in Parlamento. L'accesso all'archivio del Comune di Napoli che custodisce le pratiche edilizie della città dal 1900 al 2010 è interdetta e la misura, che prevede la detrazione al 110% sulle spese sostenute per chi intenderà effettuare interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici, per i napoletani rischia di saltare. Ad accendere i riflettori sul caso è il deputato del M5S Alessandro Amitrano, segretario dell'Ufficio di Presidenza della Camera, il quale fa sapere che «è la stessa amministrazione comunale, in risposta ad una richiesta di accesso agli atti sollecitata da un professionista, ad ammettere l'impossibilità di consentire la consultazione e l'estrazione delle pratiche necessarie per avviare l'iter burocratico previsto dalla normativa sul superbonus edilizio.

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Un architetto, nominato come tecnico da un privato, che avrebbe dovuto eseguire le perizie per certificare che lo stabile fosse a norma per poter richiedere l'ecobonus dello Stato, ha inviato al Comune la richiesta per la ricerca manuale del fascicolo edilizio in questione. Il 21 settembre, appena una settimana fa, il dirigente del servizio ha risposto al professionista che le pratiche edilizie fino al 2010 sono conservate in una struttura di Soccavo che risulta interdetta. Si tratta dell'archivio dove sono conservati gli atti e i documenti edilizi dall'inizio del secolo scorso fino ai primi dieci anni del 2000. Sulla vicenda Amitrano presenterà questa mattina un'interrogazione parlamentare per sapere «quali iniziative di competenza intendano adottare per garantire la funzionalità del servizio al fine di risolvere le problematiche emerse a scapito dei cittadini e dei professionisti che si vedono negare il diritto di accesso agli atti pubblici finalizzato a porre in essere la procedura necessaria per usufruire delle agevolazioni previste in materia di riqualificazione edilizia dal Decreto Rilancio».
 


«Per la visione dei fascicoli contenenti la pratica edilizia richiesta, trattandosi di atti archiviati in deposito - si legge ancora nel documento del Comune di Napoli datato 21 settembre e al quale si riferisce Amitrano - si dovrebbe dare avvio alla ricerca manuale dei fascicoli depositati presso l'Archivio di Soccavo». Peccato però che il servizio Archivio, con disposizioni dell'8 marzo 2012 e del 4 novembre 2013, «ha sancito l'interdizione ai locali Archivio di Soccavo a seguito di ispezione Asl». Successivamente, il Servizio Progettazione, Realizzazione, e Manutenzione del Patrimonio comunale, con una nota del 25 marzo 2016, ha comunicato che «l'intero fabbricato di piazza Giovanni XXIII, adibito ad archivio» versa in uno stato tale da «non garantire le condizioni richieste dalla normativa vigente in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro». Pertanto, «non sarà possibile temporaneamente dare corso alla ricerca manuale».

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Il parlamentare grillino sottolinea: «Fuori dal burocratese, la conclusione è amara e beffarda: a meno di forzature che ricadrebbero interamente sulla responsabilità del tecnico chiamato dai privati a certificare la conformità edilizia e urbanistica, elemento fondamentale per il Superbonus, a Napoli le licenze edilizie non sono consultabili perché conservate in locali inagibili. La conseguenza è presto detta: a chiunque lo richieda, il documento che attesta lo stato originale di un edificio (numero di piani, numero di appartamenti, e così via) non può essere prodotto.
Senza la licenza edilizia, però, per il tecnico incaricato non è possibile verificare con il dovuto scrupolo l'esistenza di difformità o abusi edilizi del fabbricato la cui presenza, se superiore al margine massimo del 2% di tollerabilità previsto dal decreto Semplificazioni, blocca l'applicazione delle agevolazioni del Superbonus. E a poco varrebbe appellarsi ai dati del catasto che, in quanto di parte, non costituiscono dichiarazione incontestabile». 

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