Superbonus, gli ingegneri di Napoli: strumento da riformare, non da bloccare

Il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli esprime serie preoccupazioni sulla decisione del Governo di bloccare il Superbonus per il settore edilizio

Allarme Consiglio dell Ordine degli Ingegneri di Napoli, stop al Superbonus: strumento da riformare, non da bloccare
Allarme Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, stop al Superbonus: strumento da riformare, non da bloccare
Sabato 18 Febbraio 2023, 17:24
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Il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli – presieduto da Gennaro Annunziata - esprime serie preoccupazioni sulla recentissima decisione del Governo di bloccare il meccanismo della cessione del credito e del cosiddetto «sconto in fattura» per i bonus fiscali, a cominciare dal Superbonus per il settore edilizio.

«La scelta del governo – si legge in una nota - sarà devastante specie al Sud, considerato il numero di cantieri aperti e l’entità dei crediti pregressi incagliati. Norme e controlli possono essere oggetto di revisione, ma non si può cancellare di colpo questo strumento».

Da fonte Ance risulta a fine 2022 in Italia il Superbonus ha interessato circa 360.000 edifici (su 12 milioni di edifici residenziali esistenti), per un importo di circa 62,5 miliardi di euro. In Campania risultano oltre 20.700 interventi, per 4,6 miliardi di euro di importo. Questi sono i valori diretti, senza valutare le ricadute sull’indotto e senza considerare i benefici occupazionali: studi di settore rivelano che 1 miliardo di investimenti nel settore costruzioni genera 17.000 posti di lavoro.

In Campania, con 4,6 miliardi di interventi, sono stati generati in pochi mesi circa 78.200 posti di lavoro. 

«Non ignoriamo – prosegue la nota - distorsioni e abusi nell’accesso ai bonus edilizi, ma nemmeno bisogna dimenticare quanto i bonus hanno contributo al rilancio dell’economia nella fase post Covid. Ancor più grave sarà l’impatto di questa scelta del Governo sull’economia del Mezzogiorno, in cui l’edilizia ha sempre rappresentato un settore trainante e che ora mostra segnali di ripresa dopo anni di stagnazione».

Vanno anche sottolineati gli effetti positivi che i bonus hanno sulla sicurezza sismica degli edifici e sulla loro efficienza energetica: due aspetti fondamentali per la collettività, considerato che in Italia il patrimonio edilizio è vetusto ed energivoro. Lo stop del governo, poi, giunge proprio mentre l’Ue approva la direttiva «Case Green», che obbligherà a una soglia minima di efficienza energetica per i fabbricati, e mentre prende corpo la politica di affrancamento dalle fonti fossili e di transizione energetica, con investimenti nel settore delle fonti rinnovabili. Sono scelte connesse a interventi che il Superbonus agevola, peraltro già messi in atto nei numerosi interventi attuati.

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«Le ragioni e le preoccupazioni del Governo – afferma il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli - vanno certamente considerate, ma andrebbero meglio vagliate, considerando dati più analitici, così da trovare una ragionevole soluzione al problema».

E’ stato evidenziato – si legge ancora nella nota - che i bonus hanno generato una giacenza di crediti fiscali di 110 miliardi di euro legati ad attività edili, cifra rilevante in termini di disavanzo. Ma non viene valutato il fortissimo gettito fiscale generato dall’apertura dei cantieri legati ai bonus, dato che deve far riflettere sull’opportunità di un colpo di spugna definitivo. Occorre anche tenere in considerazione il problema che viene a crearsi in termini di certezza del diritto e delle norme. Basti pensare alle aspettative tra chi può ancora usufruire della cessione del credito e dello sconto in fattura e chi non lo potrà fare. Infine – conclude la nota – esiste «il problema degli enormi investimenti lavorativi fatti in questi 30 mesi da tutta la filiera delle costruzioni e in particolare dai professionisti cui competono la verifica di fattibilità degli interventi e la successiva progettazione. Bloccare tutto e, tra l’altro, non consentire la monetizzazione dei crediti già acquisiti, equivale alla condanna a morte di un intero comparto economico».

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