Superbonus difficile, in Campania in gioco cantieri per 4 miliardi di euro

«Molte famiglie stanno ricorrendo alla richiesta di prestiti personali per cercare di completare i lavori iniziati e poi bloccati»

Un cartello di stop e le impalcature per la ristrutturazione edilizia al 110%
Un cartello di stop e le impalcature per la ristrutturazione edilizia al 110%
di Nando Santonastaso
Mercoledì 9 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 10 Novembre, 08:35
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«Abbiamo tentato di tutto perché Poste e Cassa Depositi e Prestiti chiudessero quanto meno le pratiche di Superbonus 110% che avevano aperto, perché ci sono imprese che hanno ceduto a Poste il primo stato di avanzamento e ora non sanno a chi cedere lo stato successivo dei lavori. Sono tante le imprese napoletane e meridionali in mezzo al guado visto che gli altri istituti di credito non accettano cessioni parziali. Si è bloccato tutto mentre bastava una due diligence per consentire a Poste di chiudere le vecchie pratiche. È urgente adesso che il governo intervenga perché ha il potere per farlo su Cassa Depositi e Prestiti». È un fiume in piena Angelo Lancellotti, presidente di Ance Napoli, l'Associazione di costruttori edili più importante del Mezzogiorno. La notizia del blocco di Poste è benzina sul fuoco e anche se, a quanto pare, potrebbe riguardare le sole pratiche nuove ci vuole poco a capire che il contenzioso è già in atto da tempo. «Poste ha costruito un utile di bilancio stratosferico acquisendo i crediti fiscali ed è dunque impensabile che ora siano le imprese a subire le conseguenze negative di questa situazione» insiste Lancellotti. 

Nervo scoperto, anzi di più, quello dei crediti fiscali delle imprese del settore. Ma è in particolare con Poste che i costruttori hanno da tempo sollevato le loro perplessità. Lo si legge chiaramente in una lettera di Federcostruzioni, la filiera nazionale del comparto (2 milioni 800mila occupati, 200mila in più solo nel 2021 rispetto all'anno precedente con il Sud cresciuto più della media nazionale, 475 miliardi di produzione complessiva) inviata ai partiti politici in vista delle elezioni del 25 settembre. La Federazione, guidata dalla napoletana Paola Marone, scrive che «le numerose modifiche normative relative ai bonus fiscali, avviate con l'obiettivo condivisibile di contrastare le frodi, hanno tuttavia stravolto le regole della cessione dei crediti con effetti retroattivi, penalizzando, di fatto, le famiglie più bisognose, bloccando imprese e professionisti seri, gli Enti dedicati all'edilizia residenziale sociale e l'intero processo di rigenerazione del nostro patrimonio immobiliare».

E aggiunge: «Oggi stiamo assistendo inermi al blocco della cessione del credito e della monetizzazione dei crediti fiscali ad opera degli istituti bancari e di Poste Italiane. Come già anticipato il meccanismo della cessione dei crediti è stato modificato più volte creando incertezza tra imprese e professionisti. Ad oggi le banche non hanno riattivato il processo di monetizzazione dei bonus fiscali. Resta, infatti, irrisolto il nodo della responsabilità solidale delle banche che frena l'attività di cessione del credito». In concreto, spiega Federcostruzioni, «le imprese che hanno ceduto il primo SAL a Poste (perché allora accettava lo sconto in fattura) adesso faticano a trovare banche disposte ad acquistare i restanti crediti: è la condanna a morte per migliaia di imprese la cui colpa è aver ceduto i primi SAL a Poste, non sapendo che poi Poste sarebbe uscita dal mercato. È assolutamente necessario che Poste completi queste cessioni». 

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La conseguenza è che «molte famiglie stanno ricorrendo alla richiesta di prestiti personali per cercare di completare i lavori iniziati e poi bloccati a causa dello stop delle cessioni dei crediti, ma non tutti hanno potuto ottenere un prestito e adesso sono prigionieri del sistema, insieme alle imprese che hanno dragato tutta la loro liquidità». Ma l'impatto sulla filiera è anche più alto: «Questo dice Federcostruzioni - sta portando all'inevitabile fallimento di molte imprese e studi professionali, alla perdita del posto di lavoro di tecnici e maestranze, a lavori incompleti per famiglie e condomini».

Insomma, il problema è già da tempo sul tappeto e nonostante tutto la spinta al Superbonus 110% non ha conosciuto limitazioni. La Campania, la regione in testa alla classifica di quelle meridionali, al 30 settembre scorso secondo i dati Enea elaborati dall'Ance Campania, aveva investimenti medi per condomìni e villette unifamiliari superiori alla media nazionale e complessivamente circa 4 miliardi di investimenti ammessi a detrazione (un miliardo in più rispetto a giugno) mentre il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione superava i 2 miliardi e 300 milioni. «Numeri irripetibili», assicura Lancellotti ed è difficile dargli torto: Federcostruzioni ricorda infatti che «la crescita del Pil italiano del 2021, pari a 6,6%, è da attribuire per oltre 1/3 alle costruzioni». E che il Superbonus «oltre a rappresentare una prima misura efficace di rilancio per l'edilizia e per l'intera economia, riveste un ruolo cruciale nell'ammodernamento e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare italiano, così vetusto, inadeguato ed energivoro». Sfida già perduta? 

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