I crediti non si sbloccano e le imprese rischiano il default. La mancata conversione in legge del decreto aiuti bis, che avrebbe dovuto tradursi nella limitazione, più o meno drastica, della responsabilità solidale dei cessionari nelle operazioni di cessione ed acquisto dei bonus edilizi, e in particolare dei Superbonus, pesa come un macigno sulle aziende di Napoli e della Campania. Decine di migliaia di imprese hanno effettuato lavori che, dopo molti mesi, non sono stati ancora pagati. E le conseguenze per le imprese edili del territorio rischiano di essere drammatiche.
A lanciare l’allarme è il presidente dell’Acen Angelo Lancellotti, che paventa pericoli molto seri per almeno due terzi delle imprese che hanno usufruito della misura. «La situazione - spiega Lancellotti - è veramente grave. Attendevamo la conversione in legge del decreto ma le nostre speranze non si sono tramutate in realtà. In questo momento, stanno per chiudere tante imprese, non ha più senso parlare di ciò che è stato. Oggi il governo deve prendere una posizione sulle opere in fase di realizzazione, deve garantire che questi lavori vengano portati a termine e che i relativi crediti fiscali possano essere ceduti agli istituti di credito. Se il governo non lo fa, dovrà assumersi la responsabilità di far chiudere i cantieri, far fallire le imprese e mettere per strada strada tanti lavoratori. Quando si fermano i cantieri, si creano anche contenziosi tra le imprese e i condomini. Il governo deve comprendere che tutto questo comporta rischi terribili per le imprese e per i lavoratori». Gli interventi approvati finora con il Superbonus sono stati finora 14mila in Campania, per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro. Solo una parte di queste opere è stata conclusa. Tra gli interventi già approvati, una larga parte è riferita ad opere in cui i crediti delle imprese sono attualmente bloccati.
Una situazione che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di tante aziende, che hanno già concluso l’opera. «Alcune aziende - spiega l’assessore comunale alle Infrastrutture Edoardo Cosenza - preferiscono addirittura pagare la penale e rinunciare al lavoro.
A tali numeri la provincia di Napoli partecipa per circa il 50%. Secondo l’articolazione della produzione al 2021, stimata dal Cresme per la Provincia di Napoli, il valore della produzione al 2021 ammontava a circa 7,6 miliardi di euro. Ma, negli ultimi mesi, il trend si è invertito. Le imprese attive sono diminuite, in soli tre mesi, dell’8 per cento. E la percentuale degli operai al lavoro è diminuita del 10 per cento. Un segnale inquietante, soprattutto perché nei mesi estivi solitamente il lavoro edile aumenta, anche per ragioni climatiche. La situazione potrebbe peggiorare nei prossimi mesi. L’unica buona notizia, per ora, viene dall’assessore comunale Cosenza, che conferma che il Comune nei prossimi appalti utilizzerà il nuovo tariffario della Regione Campania, con l’adeguamento dei prezzi dei materiali, che negli ultimi tempi hanno subito una vera e propria impennata a causa della congiuntura internazionale. Ma anche l’adeguamento delle tariffe potrebbe non bastare, se i prezzi subiranno altri aumenti. L’allarme dei costruttori viene condiviso dai sindacati di categoria.
«Ad oggi - spiega Peppe Melse, segretario di Fillea - Cgil - la fotografia del differenziale tra il 2022 ed il 2021, continua ad avere una media positiva ponderale per quanto riguarda le ore lavorate. Ma questa - avverte Mele - è una fotografia molto fluida della situazione, in quanto in un breve arco di tempo, il combinato disposto che si è venuto a creare, tra blocco del cassetto fiscale, caro materiali e caro energetica, ci può portare ad una crisi del settore. Alcune avvisaglie già si percepiscono. La ripresa dopo le vacanze risulta lenta e non fa ben sperare. Lo spettro della cassa integrazione nel settore potrebbe essere dietro l’angolo».