Tabaccaio ucciso a Napoli, la rabbia della vedova: «Solo 8 anni al killer, vergogna»

Tabaccaio ucciso a Napoli, la rabbia della vedova: «Solo 8 anni al killer, vergogna»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 30 Aprile 2020, 09:30
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Pronti a fare appello, di fronte a una condanna che viene ritenuta troppo bassa rispetto alla gravità del fatto. Attendono il deposito delle motivazioni del giudice, fermamente convinti che quella pena irrogata due giorni fa non possa rispondere adeguatamente alla richiesta di giustizia di una famiglia e di un'intera comunità. Eccolo il ragionamento della famiglia di Ulderico Esposito, tabaccaio ucciso un anno fa all'interno della stazione della metropolitana di Chiaiano, ferito a morte da due pugni sferrati dal nigeriano Alfred Idimudia. Un caso che solleva critche e amarezza, alla luce della sentenza emessa dal gup De Lellis: otto anni per omicidio preterintenzionale, due in meno rispetto ai dieci anni chiesti dal pm Gloria Sanseverino. Un verdetto «che aggiunge dolore a dolore», secondo il presidente provinciale della Federazione italiana tabaccai Francesco Marigliano, che a nome dell'intera categoria esprime sconcerto per la condanna «a soli otto anni di reclusione» di Alfred Idimudia. E Marigliano aggiunge: «Una scomparsa, quella di Ulderico, che ha lasciato ammutolita l'intera categoria dei tabaccai e a cui adesso si somma lo sconcerto per una condanna davvero troppo lieve. Ci aspettavamo una pena esemplare e invece solo otto anni di carcere per un delitto efferato che ha spento la vita di un onesto commerciante. Una sentenza che non può lasciare indifferenti». Poi, a nome di una categoria oggi più che mai esposta alle azioni predatorie, il presidente Fit incalza: «Furti, rapine, estorsione, contrabbando, noi tabaccai, da sempre colpiti da ogni forma di criminalità, abbiamo a che fare quotidianamente con tutto questo - sottolinea il presidente della Fit di Napoli - ma di fronte ad azioni di inaudita violenza come quella che ha causato la scomparsa di Ulderico avremmo voluto udire una risposta più chiara e convincente».
 

 

Delusione, amarezza, solidarietà nei confronti della moglie e delle due figlie del commerciante ucciso. Ma torniamo al processo. Si parte dallo sconto di un terzo della pena per il rito abbreviato, in un procedimento in cui il giudice ha deciso di non concedere le attenuanti generiche, oltre a confermare l'aggravante dei futili motivi. Omicidio preterintenzionale, per quei due pugni al volto sferrati all'improvviso, contro un uomo che chiedeva solo di lavorare senza fastidi, lì nel tabaccaio della Metro. Assistita dagli avvocati Di Sarno e Golia, Daniela Manzi (vedova del commerciante ucciso) ha espresso il proprio disincanto nei confronti del verdetto all'Ansa: «La vita di mio marito valeva 8 anni? Lo scorso anno - ha aggiunto - è stato ucciso un uomo giusto, un marito e un papà esemplare. Aveva 51 anni, un lavoratore, era nel pieno della sua vita. Nonostante la delusione voglio continuare a credere nella giustizia e a battermi affinché mio marito non sia dimenticato. Per fortuna - ha concluso Daniela Manzi - in Italia abbiamo tre gradi di giudizio, andrò fino in fondo». Spiegano gli avvocati Di Sarno e Golia: «È pur vero che eravamo a giudizio con il rito abbreviato e quindi era insita la decurtazione di un terzo della pena, ma era auspicabile che il giudice partisse da una pena leggermente più alta nel calcolo sanzionatorio. Ora aspettiamo di leggere le motivazioni che dovrebbero essere depositate entro i 15 giorni, per capire il percorso logico giuridico che ha portato in giudice ad emettere questa sentenza di condanna». Un caso sul quale interviene anche la criminologa Antonella Formicola, nel sottolineare la condotta assunta dall'imputato: «Alfred, con il suo atteggiamento violento, ha più volte attaccato il tabaccaio che, invece, ha sempre evitato di rispondere alle sue provocazioni, quasi quotidiane». Secondo Formicola, «Anche nell'ultima udienza, presente in videoconferenza, non ha mostrato alcun pentimento, nessuna richiesta di perdono alla vedova e alle figlie. Mi aspettavo una pena più severa - ha concluso Formicola - i cittadini hanno bisogno di poter continuare a credere nella Giustizia». Era l'otto giugno scorso, nella stazione di Chiaiano, quando il nigeriano sferrò due pugni al volto del commerciante. Ulderico morì in ospedale al Cardarelli il 4 luglio scorso, ucciso da chi incassa la stessa condanna di un rapinatore comune. 

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