Tac a Napoli, si paga o 7 mesi di attesa anche per gli ammalati di cancro

Tac a Napoli, si paga o 7 mesi di attesa anche per gli ammalati di cancro
di Maria Pirro
Venerdì 22 Ottobre 2021, 19:00 - Ultimo agg. 23 Ottobre, 19:17
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Come spiegare a un ammalato di cancro che deve rinunciare alle terapie? Che non può iniziarle perché la sanità a Napoli è un lusso, e non conta quel che stabilice la Costituzione o dichiara il governatore Vincenzo De Luca? Curarsi dovrebbe essere un diritto, accessibile e gratuito: può permetterselo, invece, solo chi ha un buon lavoro e denaro da parte, meglio ancora un'assicurazione sanitaria. 

Giorno dopo giorno, pazienti e familiari devono prenderne atto. Per rendersene conto, basta riportare qualche testimonianza diretta, di disagi affrontati in prima persona: anche nel 2021 i tetti di spesa per i rimborsi, in particolare per esami costosi come la tac con mezzo di contrasto, sono stati raggiunti nelle strutture convenzionate, che sono quelle più attrezzate per fronteggiare le richieste. Budget esauriti in anticipo: ciò significa che non si può presentare più la prescrizione del medico di famiglia per eseguire i controlli e ottenere il referto necessario allo specialista per completare l'analisi clinica, aggiornare la diagnosi e decidere i trattamenti più indicati. Bisogna pagare dai 300 euro in su la prestazione oppure rivolgersi ai centri pubblici, ma ne se contano pochi in città e nei dintorni, e sono affollati. Difatti, in farmacia è impossibile prenotare l'indagine, perché la lista è già fuori dai tempi massimi consentiti in tutti i presidi. Al Policlinico Federico II la prima disponibilità è a maggio, a distanza di più di sei mesi, al momento sette, si apprende dopo aver fatto la fila allo sportello.

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E in altri ospedali dotati delle apparecchiature hi-tech, come il Pascale, non si accettano prenotazioni dall'esterno, ma solo in regime di ricovero o con speciali autorizzazioni. Non si può, insomma, fissare un day hospital e non è facile trovare accoglienza, anche se la visita medica è programmata a stretto giro.

Rinunciare alle cure diventa così un dramma quasi sempre vissuto nel silenzio. Senza spiegazioni che tengano.

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