Tangenti a Torre Annunziata, il Savoia calcio bancomat dei Gionta

Tangenti a Torre Annunziata, il Savoia calcio bancomat dei Gionta
di Dario Sautto
Venerdì 7 Ottobre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 14:15
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«Dove sono finiti i 50mila euro? L'ha portato sul campo del Savoia a prendere i soldi». Nel corso di una discussione tra mogli di ergastolani del clan Gionta di Torre Annunziata per il mancato pagamento del «vitalizio» ai mariti detenuti è emerso il riscontro alle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Pietro Izzo che, senza mezzi termini, aveva spiegato agli inquirenti che «tutti i presidenti del Savoia hanno pagato il pizzo al clan Gionta». Ieri mattina è finito in carcere anche Felicio Ferraro, incensurato di 69 anni con una lunghissima carriera da dirigente sportivo in giro per la Campania, carriera partita negli anni 80 e terminata poche settimane fa proprio con il suo Savoia, nella sua Torre Annunziata. Detto Chiarugi per la sua somiglianza con l'ex calciatore del Napoli, è accusato dall'Antimafia di aver fatto da intermediario per almeno due estorsioni del clan Gionta. «Non è un affiliato, ma è al servizio dei Gionta» ha affermato il collaboratore di giustizia. Accuse pesantissime, per le quali l'ex direttore sportivo potrà difendersi già nei prossimi giorni durante l'interrogatorio di garanzia ed eventualmente nei successivi passaggi previsti. 

In carcere con lui è tornato anche il fratello Salvatore Ferraro, alias «'o capitano», tra pochi giorni 58 anni, lui con una lunga militanza nel clan Gionta, ex residente della roccaforte di Palazzo Fienga, ritenuto in più momenti storici organizzatore del giro di estorsioni e addirittura titolare di una parte della cassa comune. Sono già detenuti, poi, Giuseppe Carpentieri, 51enne ritenuto fino a un anno fa il reggente del clan dei «valentini» in virtù del suo matrimonio con Teresa Gionta, la figlia del capoclan Valentino; e Salvatore Palumbo, alias «Tore o mmaccato», 47enne con diversi precedenti alle spalle.

I quattro sono stati arrestati ieri mattina, nell'ambito del blitz anticamorra condotto dai carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata, che hanno notificato agli indagati un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Giovanni de Angelis su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli (procuratrice Rosa Volpe, aggiunto Sergio Ferrigno, sostituto Valentina Sincero) che contesta agli indagati i reati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso e di estorsioni, aggravate sotto il duplice profilo della modalità mafiosa e dell'agevolazione del clan Gionta.

Le indagini sono un secondo filone del maxi blitz che il 30 novembre dello scorso anno ha portato all'arresto di una ventina tra capi e affiliati al clan Gionta. Negli ultimi frenetici giorni prima dell'operazione anticamorra, gli investigatori hanno intercettato una serie di conversazioni tra le mogli di alcuni ergastolani, che risultano indagate a piede libero per usura. Le discussioni sulle «mesate» da riservare ai propri mariti detenuti hanno portato all'identificazione di Carpentieri come reggente del clan Gionta, che si sarebbe addirittura recato a bordo campo allo stadio Giraud di Torre Annunziata per incassare il pizzo da 50mila euro dalle mani del presidente del Savoia. Ad accompagnarlo, anzi a scortarlo come scrive il gip nell'ordinanza ci sarebbe stato Felicio Ferraro. Invece, dalla discussione tra le donne è emerso che a quella cifra mancavano ulteriori 80mila euro, per un totale di 130mila euro. Ascoltati gli ex presidenti e dirigenti Alfonso Mazzamauro, sua moglie Elena e il fratello di lei Francesco Annunziata, hanno negato le circostanze. 

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A marzo si è pentito Pietro Izzo, fino al 2015 reggente del clan Gionta, che ha spiegato i rapporti tra la cosca e il Savoia calcio, indicando il ruolo decisivo di intermediario proprio di Felicio Ferraro. In quel caso, la tranche del racket era di 10mila euro, in un momento in cui il Savoia era in Lega Pro (oggi milita in Eccellenza). «Salvatore Ferraro mi chiamò a casa sua dove c'era il fratello Felicio Ferraro che ci consegnò 10mila euro da parte del Savoia» ha dichiarato Izzo. In quel periodo il presidente era Quirico Manca del consorzio stabile Segesta. Ma Izzo ha aggiunto: «Ogni anno ci regalavano anche abbonamenti, ma li davano ai figli degli affiliati. Mi ricordo nel 2003-2004 che Felice Savino detto peracotta incassava 40-50mila e portava i soldi direttamente a Palazzo Fienga. Il Savoia ha sempre pagato, anche quando era presidente Mario Moxedano». Si tratta di dichiarazioni tutte da dimostrare, come quelle che tirano in ballo ancora Felicio Ferraro: «Aveva delle amicizie con medici molto importanti che erano contattati nel momento in cui uno dei nostri detenuti aveva bisogno di qualche prescrizione per avere agevolazioni». 

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