Tangenti nel tribunale di Napoli, flop dell'inchiesta: «Atti non utilizzabili»

Tangenti nel tribunale di Napoli, flop dell'inchiesta: «Atti non utilizzabili»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 25 Gennaio 2022, 11:30
4 Minuti di Lettura

Fascicoli insabbiati, processi nascosti in uno scaffale, tangenti e uso di auto blu per motivi non istituzionali. C'era tutto questo ed altro ancora in un'inchiesta rimasta al palo, bloccata prima ancora di decollare, stroncata dalla sentenza Cavallo, che impedisce (a buon diritto) di usare intercettazioni ricavate da una indagine anticamorra per fatti di pubblica amministrazione.

Un fascicolo rimasto laconicamente al palo, nonostante contenesse verbali di due collaboratori di giustizia e una serie di intercettazioni ritenute esplosive, in grado di raccontare una serie di maneggi che sarebbero avvenuti qualche anno fa nelle stanze che contano, ai piani alti del Tribunale.

Strana storia ai piani alti del palazzo di giustizia napoletano: si parte dalle tangenti per la prova di avvocato, fino a ottomila euro per superare l'esame scritto (parliamo di una prova precedente all'esame unico imposto dalla pandemia), per approdare a un sistema di relazioni opache che si sperava fosse consegnato a un passato lontano. Ma facciamo un passo indietro. Ricordate la vicenda dei fascicoli insabbiati? Correva l'anno 2012, quasi dieci anni fa, quando esplose il caso, tanto da avere risonanza nazionale. Si trattava di una inchiesta che rimbalzò di Santa Maria Capua Vetere a Napoli e che coinvolse - tra gli altri - anche alcuni legali (che sono ancora sotto giudizio, ora più che mai determinati a difendersi fino all'ultimo grado processuale).

Oggi, c'è qualcosa di molto simile, almeno per quanto riguarda le ipotesi investigative, al netto però di un'inchiesta che risulta abortita prima ancora di approdare dinanzi a un giudice. In sintesi, si torna a fare riferimento a strane manine nelle stanze della giustizia cittadina, a soggetti capaci di condizionare lo svolgimento dei processi.

Ne parlano in particolare i pentiti Marco Polino e Umberto Schettino, ascoltati nel corso di un filone di indagini - seguito almeno nelle battute iniziali - dal pool anticamorra della Procura di Napoli. In sintesi, c'è una ricostruzione di quanto sarebbe avvenuto in tempi recenti all'interno di alcune stanze del Tribunale di Napoli. Spiega il collaboratore di giustizia Marco Polino: «Omissis intasca fino a ottomila euro per favorire illegalmente gli aspiranti avvocati». Soldi in cambio di presunti condizionamenti di una commissione formata per giudicare i nuovi avvocati, in una ipotesi che non troverà mai riscontri, dal momento che il processo è rimasto inevitabilmente allo start. 

 

E non è l'unico pentito ad essere ascoltato dalla Procura di Napoli. Gli fa eco Umberto Schettino, altro collaboratore di giustizia: «So che omissis era in grado di pilotare fascicoli presso il Tribunale di Napoli. In che modo? Quando c'è un processo per edilizia, per esempio, lo metteva sotto. Era in grado di insabbiarlo». Ed è così che un intero mondo è finito sotto la lente dei pm, al punto tale che due impiegati del Tribunale sono stati iscritti nel registro degli indagati per corruzione (e vale la pena ricordare che tra i due indagati spiccava anche la figura di un ex autista addetto a guidare le auto di alte cariche dei magistrati in servizio presso la corte di appello di Napoli).

Mesi di indagine, captazioni mirate, intercettazioni telefoniche decisamente ad effetto. Poi, cosa è accaduto? Inchiesta condotta dal pm Luigi Landolfi (magistrato per dieci anni al lavoro nel pool anticamorra, prima di finire in forza alla sezione reati contro la pubblica amministrazione), che è costretto a chiedere l'archiviazione. Qual è stato il ragionamento del pm? I paletti (sacrosanti, lo ripetiamo con convinzione, ndr) della legge Cavallo, che impedisce l'impiego di intercettazioni ricavate in materia di camorra e mafia in un fascicolo di pubblica amministrazione. Ecco il ragionamento: «Non c'è sussistenza a carico degli indagati dell'aggravante dell'articolo sette oggi 416 bis 1 (finalità mafiosa), le intercettazioni sono inutilizzabili». Processo chiuso, giù il sipario sulle manine nelle stanze (che sono per altro specificate agli atti) del Tribunale: quelle stanze in cui sarebbero stati insabbiati alcuni processi in cambio di mazzette.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA