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Tav Afragola, la stazione capolinea dei disservizi tra afa e buio

di Marco Di Caterino
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 26 Luglio 2020, 11:00
4 Minuti di Lettura

Le «rughe» della stazione Tav di Afragola. Sembra incredibile ma dopo appena tre anni dalla sua entrata in funzione questa bella, anzi bellissima opera architettonica nata dalla matita della compianta Zaha Hadid, oltre ad aver subito l'onta di inchieste giudiziarie e mentre ancora sconta disservizi macroscopici sul fronte dei collegamenti con il resto del mondo che vorrebbe servirsi dell'alta velocità, deve fare i conti con segni di invecchiamento precoce. Alcuni clamorosi. Come quello che riguarda l'aria climatizzata. La stazione che Graziano Delrio, all'epoca dell'inaugurazione ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, definì «una bellezza pubblica a disposizione di tutti», è freddissima d'inverno e molto calda d'estate. Perché l'impianto di climatizzazione funziona a singhiozzo oppure è spento. E nella lunga curva della galleria che va percorsa per accedere ai binari, subito dopo l'unico bar, il caldo si fa veramente sentire, perché lì non arriva più l'unica corrente d'aria, quella generata dalle porte di ingresso che si aprono e si chiudono. E la climatizzazione a singhiozzo genera un altro problema, quello dei bagni. Che sono «ciechi», senza finestre. Servizi che dispongono del riciclo dell'aria dopo ogni uso, collegato però all'impianto di climatizzazione. Così, a rendere «respirabili» i servizi igienici, in questi giorni di afa provvedono gli addetti alle pulizie, con abbondanti spruzzi di bombolette deodoranti.



Alzi gli occhi al cielo e resti incantato dalla maestosa vetrata, che per la verità, non superò il primo temporale un mese dopo l'entrata in funzione, subito subendo una copiosa infiltrazione di acqua piovana. Quattro di quei vetri speciali, «unici» perché realizzati in esclusiva per la stazione e che non dovevano sporcarsi, ma che dopo tre anni sono opachi come una vecchia cataratta, sono rotti e i passeggeri si scansano. «Certo che danno un po' di timore», dicono Umberto e Adalgisa Del Bono, umbri, settant'anni, scesi dal treno per raggiungere Sorrento: «Inquietanti come le scale mobili, aggiunge la signora Adalgisa, troppo ripide per gli anziani». Ma come faranno a raggiungere Sorrento? I due si guardano e poi candidamente ammettono di essere stati consigliati di rivolgersi a un servizio Ncc (noleggio con conducente) che da Afragola li porterà a destinazione con poco meno di 200 euro. D'altra parte in questo posto sperduto che è la stazione Tav di Afragola, i bus di linea sono come miraggi nel deserto, e se arrivano lo fanno con orari a sorpresa. Chi abitualmente utilizza i treni in partenza da qui ha risolto facendosi accompagnare da familiari o amici, oppure lascia l'auto nel parcheggio. Nel quale dopo appena 37 mesi sono comparsi i primi avvallamenti e qualche buca all'altezza dei marciapiedi dove si fermano gli autobus. Cala la sera, e il sole, nei minuti che precedono il tramonto, incendia di arancione la vetrata. Uno spettacolo. Che dura pochi istanti, perché poi cala il buio. Anzi la penombra: anche l'impianto di illuminazione funziona a scartamento ridotto, e la «bellissima» diventa spettrale.
 

 

Bella architettonicamente, molto funzionale per quanto riguarda i treno, la Tav di Afragola è stata costruita troppo in fretta e senza rispettare alcune regole, ritengono i magistrati della Procura di Napoli Nord, che nei mesi scorsi ne hanno chiesto il sequestro. Ma è evidente che alcuni disservizi, a cominciare dai collegamenti carenti con il circondario e dall'assedio di pulmini e taxi abusivi, vanno imputati al disinteresse, se non all'inefficienza degli enti locali, a cominciare dal Comune. Quanto a Rfi, la società delle Ferrovie che «governa» la struttura, la consapevolezza delle criticità è assoluta, così come viene garantito il massimo impegno per la loro soluzione: per le buche nel parcheggio «è stata già incaricata la ditta della manutenzione», e i tecnici stanno lavorando per ripristinare l'impianto di condizionamento, andato in blocco «a seguito di un sovraccarico di tensione» in alcune sue parti. Quanto ai vetri rotti, fa sapere Rfi, quelli nuovi sono stati ordinati già da febbraio 2020 ma, trattandosi di pezzi unici, necessitano di tempi di produzione decisamente superiori rispetto alla norma, ulteriormente rallentati dal lockdown. «La stazione è regolarmente in manutenzione senza che per gli interventi previsti vi siano ritardi imputabili ad Rfi», conclude la nota. Meglio consolarsi guardando al futuro: a quando questa stazione sarà il terminale della metropolitana Lan (linea Napoli Afragola) che in 13 chilometri collegherà al capoluogo i principali e più popolosi centri a nord di Napoli. Un'opera da 1.6 miliardi, da finanziare con i fondi europei e da realizzare nell'arco di un decennio. Un tempo sufficiente per rifarsi il maquillage, prima che le rughe diventino incancellabili.

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