Radiotaxi pirata a Napoli, centrale via chat per corse low cost: multa da 5mila euro

Radiotaxi pirata a Napoli, centrale via chat per corse low cost: multa da 5mila euro
di ​Elena Romanazzi
Venerdì 22 Febbraio 2019, 22:32 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 21:26
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L’attività di taxi abusivo era iniziata un po’ per gioco. M.G., 58 anni, di mestiere fa il portiere. A volte dava un passaggio agli inquilini del suo palazzo. Dietro il pagamento di un compenso, una sorta di rimborso spese. E visto che l’attività tutto sommato andava bene ha deciso di allargarsi dando lavoro ad altre persone e mettendo in piedi un vero e proprio servizio di radiotaxi parallelo e del tutto abusivo. Il passa parola ha funzionato. Al centralino che smistava le corse rispondeva una parente, a volte la figlia a volte la moglie. Era necessario rivelare chi avesse fornito il numero e solo dopo si poteva accedere al servizio, low cost rispetto ai taxi con licenza che devono fare i conti con le tariffe comunali.

LA MUNICIPALE
Diversi gli esposti e le segnalazioni giunte alla Municipale guidata da Ciro Esposito. Le indagini sono state complesse. Il primo a ribellarsi a questo servizio parallelo e a chiedere aiuto è stato nel giugno scorso Rosario Gallucci, tassista e soprattutto sindacalista delegato nazionale dell’Orsa. Ha dovuto attendere mesi prima della svolta nelle indagini che alla fine hanno portato all’individuato di M.G., titolare del servizio che se la caverà solo con il pagamento di 5mila euro.

IL SERVIZIO
Nove macchine in tutto. Ragazzi pescati in giro. Prometteva M. Prometteva lavoro e imponeva regole ferree a chi si lamentava, a chi arrivava in ritardo e soprattutto lasciava senza corse di veniva criticato dall’utenza. Il gradimento del servizio era essenziale come si evince dai messaggi delle chat tra «il direttore» e gli altri autisti. Giovani scelti con cura provenienti da altre province come ad esempio Calvizzano e Morcone (in provincia di Benevento) proprio per evitare di essere facilmente individuati dai tassisti con regolare licenza che alla fine conoscono tutti gli abusivi.

L’INDIVIDUAZIONE
Ma come è stata scoperta la banda? Racconta Gallucci: «È stato quasi casuale è circolato il numero di telefono che forniva questo servizio parallelo, la moglie di un collega ha chiamato e si è scoperto l’inghippo. Un minuto e mezzo di telefonata: «Pronto c’è Antonio?» No, risponde una donna: «Sono la segretaria, mi dica». «Avrei bisogno di una macchina che mi venga a prendere a via Epomeo e mi porti alla stazione di piazza Garibaldi». Bene - replica la centralista - a che ora serve? «Glielo faccio sapere più tardi, ma quanto costa?». La centralista: «Dodici euro compreso di tangenziale». «Grazie allora a dopo». Il gioco è fatto. Il numero è reale, il centralino esiste ed inizia il passa parola per stanare sgominare l’organizzazione. Ci sono voluti otto mesi. «Non sempre - spiega Gallucci - ci hanno creduto, abbiamo dovuto bussare molte porte e insistere, avevamo prove schiaccianti, le chat, sapevamo che esisteva un servizio parallelo alle nostre radiotaxi. Una vera e propria vergogna. Per noi è prioritario che vengano individuati chi fa il nostro mestiere senza avere la licenza».

LA SVOLTA
Il giro di vite arriva nella prima settimana di febbraio. Un agente della Municipale durante un controllo a piazza Vittoria, pizzica un tassista abusivo che lavorava per M.G. Scatta il fermo del veicolo e una sanzione di non poco conto. Ma l’autista decide di rivelare per conto di chi lavorava, quante macchine operavano sul territorio, le tariffe. Così il cerchio si chiude e il doppio lavoro di M.G. finisce con il la sanzione minima a fronte di guadagni molto più elevati visto che le macchine, come si legge nelle chat, lavoravano molto bene tanto da incassare anche più di 200 euro in una giornata.

IL FENOMENO
Difficile quantificare quanti siano i tassisti abusivi in città. Una vera e propria piaga contro la quale si sono mobilitate tutte le cooperative di taxi in città. In questi giorni circola in rete un filmato che rivelerebbe una nuova radiotaxi parallela. Questa si celerebbe dietro il nome «trasporto sangue», anche qui esisterebbe un centralino e una sorta di parola in codice per poter accedere al servizio. Ma questa è una storia ancora tutta da verificare anche se il filmato circola tra i tassisti.
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