Teatro San Carlo di Napoli, la protesta di Kiev non ferma il balletto della pace

Teatro San Carlo di Napoli, la protesta di Kiev non ferma il balletto della pace
di Valentino Di Giacomo
Martedì 5 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 19:45
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Il Balletto per la pace, stay with Ukraine organizzato al San Carlo con la presenza di ballerini ucraini e russi insieme alla fine si è svolto, ma è diventato un vero e proprio caso diplomatico tra Napoli e Kiev. «Nessun abbraccio con chi massacra il nostro popolo», ha tuonato ieri mattina - durante una conferenza stampa all'esterno del Consolato ucraino di Napoli l'emissario diplomatico di Kiev, Maksym Kovalenko. Una protesta ufficiale, con tanto di lettera indirizzata al sindaco Gaetano Manfredi, che però non ha sortito alcun effetto perché l'evento si è svolto come da programma. A sera, un'ora prima che le danze avessero inizio all'interno del Massimo napoletano, è anche scesa in piazza all'esterno del San Carlo una rappresentanza degli ucraini con cartelli, bandiere e foto con le immagini dei recenti massacri commessi dai soldati russi a Bucha. Una cinquantina i manifestanti, tra di loro ucraini che vivono a Napoli da molti anni ma anche ragazzine 12enni - come Oksana - arrivata in Italia solo tre settimane fa. «Non potete chiederci - dicono - una riconciliazione se prima non la smettono di uccidere il nostro popolo». 

«Riteniamo scorretto organizzare e partecipare a qualsiasi tipo di manifestazione pubblica che includa il dialogo o la riconciliazione con i rappresentanti del Paese aggressore perché questo può essere inteso dall'opinione pubblica come una normalizzazione dello stato attuale e creare l'impressione che gli ucraini desiderino la pace a qualsiasi costo».

Julia, 26 anni, legge commossa una lettera all'esterno del teatro San Carlo, appena pochi minuti prima che Il balletto per la Pace abbia inizio. Intorno a lei le bandiere ucraine, ma anche quelle della pace. Le posizioni sono varie anche all'interno della comunità arrivata da Kiev, c'è chi chiede agli italiani maggiore sensibilità, ma anche chi attacca con toni aspri i russi. «Ora - dice Larissa, 50enne da trenta in Italia - non vogliamo la pace, ora vogliamo vincere la guerra e sconfiggere Putin». Tutto intorno i manifestanti intonano l'inno nazionale ucraino e una canto che parla di un albero dal quale cadono le foglie e che il popolo deve far rinascere per sostenere quell'albero. Piangono mentre mostrano le foto del massacro di Bucha: «Noi - dicono - con i russi non vogliamo averci niente a che fare» e a nulla vale spiegare loro che i ballerini russi che ieri sera si sono esibiti al San Carlo insieme ai colleghi ucraini abbiano apertamente condannato le violenze di Putin. «Non ce l'abbiamo con loro - dice una ragazza che espone un cartello con la scritta Putin terrorista - ma noi non vogliamo stare sul loro stesso piano: noi siamo le vittime e loro i carnefici. Potevo esserci io tra le ragazzine uccise o violentate dai soldati russi». A nulla vale pure ricordare che sia un evento culturale, sono tutti sotto choc dopo aver visto le immagini di Bucha, un vero e proprio spartiacque in questa orrenda invasione della Federazione Russa. 

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Ieri mattina il console ucraino a Napoli, Maksym Kovalenko, aveva convocato una conferenza stampa all'esterno della propria sede consolare. «Non possiamo impedire - ha detto - che la manifestazione si faccia, non possiamo far altro che esprimere il nostro dissenso». Negli ultimi giorni l'inviato diplomatico di Kiev ha raccolto le proteste dei propri concittadini verso questo evento e ha provato a convincere gli organizzatori dello spettacolo a rinunciare, ma senza esito. Una tensione sfociata persino in intimidazioni verso alcune delle étoiles ucraine in cartellone al San Carlo che hanno ricevuto offese via social da loro connazionali. «Ci abbracceremo alla fine del conflitto con i russi - ha detto Kovalenko - ora non è possibile». Ma inutile è stato il pressing, irremovibile è stato il sindaco Gaetano Manfredi, in questi giorni più volte in contatto con il ministro della Cultura, Dario Franceschini, per comprendere il da farsi. Chiaro l'invito del ministero: la cultura è un campo neutro che deve restare estraneo a logiche militari. «Questa iniziativa - ha spiegato il primo cittadino - è stata fatta da un gruppo di ballerini di varie nazionalità tra cui ci sono sia ucraini che russi. I ballerini russi che partecipano si sono dissociati dal conflitto e dalla posizione del loro governo, credo quindi sia naturale che possano danzare insieme con gli altri. C'è un momento di guerra e ci sono grandi tensioni, capisco anche lo stato d'animo degli amici ucraini che sono stati invasi e quindi stanno difendendo il loro territorio». Una linea, quella del sindaco, condivisa con il governo che teme scontri tra cittadini ucraini e russi che vivono nel nostro Paese. Un allarme inserito in un recente report della nostra intelligence messo sul tavolo del governo. Venerdì prossimo, ma a Roma, a protestare saranno infatti alcuni cittadini russi, in piazza insieme a sigle dell'estrema destra extraparlamentare, contro le sanzioni e l'invio di armi da parte dell'Italia. La tensione resta alta anche in Italia, ma il ballo della pace - divenuto della discordia - alla fine si è svolto sfidando ogni polemica. 

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