Roghi, il piano non decolla:
​a marzo peggio di un anno fa

Roghi, il piano non decolla: a marzo peggio di un anno fa
di Cristina Liguori
Venerdì 9 Aprile 2021, 09:32
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La speranza, dopo quasi vent'anni di roghi tossici, era di raggiungere la quota zero. Ovvero nessun rogo, nessun incendio di rifiuti, una pietra tombale sull'inquinamento ambientale. E invece non è così, anzi. Le fiamme continuano a levarsi e si registra addirittura un aumento rispetto allo scorso anno. I numeri parlano chiaro e almeno quelli non tradiscono le aspettative di migliaia di persone che da anni attendono la fine di un fenomeno di inciviltà assoluta. Lo scorso anno infatti si sono registrati nella provincia di Napoli, per il solo mese di marzo, 84 roghi. Quest'anno ben 101. A nulla sono serviti i lockdown, i controlli, i droni. Chi ha voluto dare alle fiamme la spazzatura, le auto e materiali tossici, lo ha fatto indisturbato, nella totale indifferenza delle istituzioni nazionali.

Da mesi nessun esponente del governo ha fatto cenno al disastro della Terra dei Fuochi né Roberto Cingolani, ministro della transizione ecologica, ha fatto capolino in Campania. In sua vece però c'è la Prefettura che fa sapere, tramite l'incaricato per il contrasto al fenomeno, che c'è un incremento, in particolare in zona Ponte Riccio, a ridosso cioè dei campi rom di Giugliano. «Il mese di marzo appena trascorso - è scritto nella nota di Palazzo Salerno - ha registrato un numero di eventi incendiari pari a quello del marzo 2020, tuttavia il dato appare in aumento rispetto a quello del precedente quadrimestre (da novembre 2020 a febbraio 2021) e ha registrato un incremento degli eventi incendiari, con particolare riferimento a quelli consumati in località Ponte Riccio nel comune di Giugliano.

Nel mese di marzo i roghi nelle due province (Napoli e Caserta) sono stati 117, dei quali 11 (pari al 9% del totale) si sono verificati nella stessa località. Si deve aggiungere che si tratta di incendi di rilevante estensione».

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I CONTROLLI
Insomma non c'è nessuna inversione di tendenza nonostante l'amministrazione comunale giuglianese continui a parlare di successo nel contrasto del fenomeno dei roghi tossici. I controlli, fanno sapere dalla prefettura, sono comunque aumentati e «a fianco delle tradizionali verifiche sulle aziende (industriali, commerciali o agricole)» si è messa in atto «la prevenzione degli sversamenti di rifiuti nelle aree attigue agli insediamenti abitativi irregolari, mediante l'identificazione delle persone e il sequestro dei mezzi che vi portano rifiuti». E infatti in questo periodo sono state controllate 38 attività produttive e sequestrate 21 aziende che non hanno rispettato le regole ambientali. Sono state rimosse 32,23 tonnellate di pneumatici, sequestrati 10 veicoli e denunciate 28 persone. Qualche giorno fa i carabinieri hanno arrestato anche due residenti dei campi rom immortalati da foto-trappole installate dai vigili urbani. Dalle immagini è emerso che costantemente i due davano alle fiamme delle auto dopo averle cannibalizzate.


L'attenzione è alta quindi, ma non basta a far cessare i roghi. Efficace sarebbe risalire a monte di una parte degli sversamenti, ovvero quelli degli opifici abusivi che smaltiscono i materiali di risulta in modo illegale e quelli degli svuotacantine. Un enorme sistema di abusivismo e lavoro sommerso che fornisce materiale di combustione ai criminali dell'ambiente. La vera svolta sarebbe la totale rimozione dei rifiuti che si accumulano tra i campi rom e alcune campagne isolate. Competenza che spetta ai Comuni che sembrano però paralizzati dagli alti costi di rimozione. Insomma si gira in tondo e non si vede una via d'uscita.

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