Terra dei fuochi e miasmi a Giugliano, due piste: scarichi reflui nei campi o impianti ko

Terra dei fuochi e miasmi a Giugliano, due piste: scarichi reflui nei campi o impianti ko
di Maria Rosaria Ferrara
Domenica 3 Ottobre 2021, 08:04 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 07:16
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«Stiamo battendo precise piste di accertamento, di verifica e di controllo: il fenomeno è complesso ma non stiamo lasciando nulla di intentato». Il direttore generale dell'Arpac, Stefano Sorvino, interviene sulla questione dei miasmi nell'area giuglianese. Il lavoro dell'agenzia regionale va avanti da quasi un mese, da quando cittadini e istituzioni hanno segnalato il problema che è andato via via acuendosi. Al momento le indagini effettuate hanno fornito elementi utili ai tecnici, impegnati nella ricerca delle cause della puzza, che stanno così restringendo il campo d'azione. «Le analisi ci hanno indicato i punti più soggetti al fenomeno e le fasce orarie interessate - spiega Sorvino - Potrebbero esserci delle concause ma le strade al momento sono due: una relativa al malfunzionamento di un qualsiasi impianto che tratta rifiuti, un'altra che riguarda il fenomeno dello spandimento nei suoli agricoli o nei canali di reflui, reflui zootecnici o ancora sostanze maleodoranti». Il direttore spiega che si tratta di un «fenomeno molto complesso per cui l'Arpac ha messo in campo un'azione multilivello».

In Campania spesso sono stati segnalati disagi relativi a miasmi «ma mai di questa durata e intensità e su un'area così vasta» commenta Sorvino.

L'estensione del territorio (solo Giugliano è 94 chilometri quadrati) è uno dei fattori che sta rendendo più complessa l'individuazione del problema. Per questo motivo sono a lavoro squadre di esperti Arpac di tutte le province campane, tecnici di Arpac multiservizi che effettuano ronde 24 ore su 24. Anche gli strumenti utilizzati sono diversi e forniscono elementi differenti: dal laboratorio mobile presso l'isola ecologica di Qualiano, a 4 radielli per la misurazione dei composti organici volatili installati a Parete, a una centralina per i dati meteo, all'app che si aggiunge ai prelievi di sacche di aria che consentiranno la prossima settimana di sapere se i composti odorigeni siano connessi a determinati tipi di aziende. «Al momento abbiamo effettuato oltre 20 sopralluoghi in aziende, in alcuni casi anche ripetuti - spiega ancora il direttore - ma non sono emerse particolari criticità».

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L'anomalia del fenomeno, che si presenta non tutti i giorni e solo in determinati orari, ha spinto l'Arpac a consultare anche altri enti quali il Cnr, l'Istituto nazionale di geofisica, Inea e altre agenzie regionali. «C'è l'impegno di tutta l'agenzia anche sulla base degli indirizzi che ha dato la Regione - continua Sorvino - Stiamo facendo un lavoro incessante. Il problema richiede la disponibilità di esperienze e strumenti innovativi e oltre quelli già in campo ne metteremo altri, ma anche le stesse strumentazioni hanno efficacia limitata. Perciò bisogna tracciare il quadro di riferimento, vederne il movimento, analizzarne le caratteristiche chimiche. Non ci sono certezze e stiamo valutando anche sorvoli con mezzi aerei per individuare dall'alto criticità o malfunzionamenti». 

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