Roghi nel campo rom, il fumo arriva fino a scuola: è rivolta degli studenti a Napoli

Roghi nel campo rom, il fumo arriva fino a scuola: è rivolta degli studenti a Napoli
di Mariagiovanna Capone
Martedì 18 Febbraio 2020, 08:28 - Ultimo agg. 10:00
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Il fumo denso e acre l'hanno visto già mentre si recavano a scuola. Ma stavolta gli studenti dell'istituto «Galileo Ferraris» a Scampia non ce l'hanno fatta a restare in classe. Anche con le finestre sigillate i fumi tossici provenienti dal campo adiacente hanno reso l'aria irrespirabile e così in massa si sono spostati nell'auditorium rifiutandosi di fare lezione. Temevano per la propria salute e chiedono che sia trovata presto una soluzione. «È assurdo quello che subiamo. Frequento il quinto anno ed è sempre così: fumi acri provenienti dai roghi tossici appiccati nel campo adiacente dove c'è un insediamento di rom. Ci stanno intossicando la vita, non possiamo rischiare la nostra salute per andare a scuola» spiega Francesco Cerone, uno dei rappresentanti degli studenti. Il problema è annoso in questa zona di Scampia che diventa terra di nessuno soprattutto di notte e alle prime luci dell'alba. «Preside e docenti - continua lo studente - hanno appoggiato la nostra protesta, in genere facciamo lezione con le finestre sempre chiuse ma stavolta era impossibile restare in classe, le aule erano impregnate di quell'odore acre». E il dirigente Saverio Petitti conferma il sostegno ai ragazzi che «con le loro proteste forse otterranno qualcosa che noi adulti nonostante le leggi non riusciamo a ottenere». Questa mattina, infatti, gli studenti manifesteranno per il loro diritto alla tutela della salute davanti l'istituto.

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L'AUDITORIUM
Il rogo è stato appiccato in mattinata nel campo rom di Cupa Perillo, dove insistono ancora alcuni insediamenti nonostante l'incendio doloso del 2017 portò alla fuga la comunità che qui trovava rifugio. «I roghi vengono appiccati lì, vediamo il fumo quando arriviamo a scuola e il preside chiama le forze dell'ordine che però arrivano quando ormai è tutto spento» continua Cerone. «Ci siamo spostati nei corridoi ma anche lì non si poteva respirare così noi rappresentanti degli studenti abbiamo deciso di spostarci tutti nell'auditorium». Circa 800 ragazzi si sono quindi raggruppati nell'aula magna dove non potendo effettuare lezione, hanno discusso di tematiche ambientali, arrivando alla conclusione che fosse necessaria una manifestazione di protesta per far sentire la loro voce. Intanto, era arrivata anche la polizia per verificare che l'allarme roghi fosse rientrato. Il dirigente Saverio Petitti si è mosso per ottenere il monitoraggio da parte dell'Arpac e anche oggi ha chiamato l'Asl per il controllo della salubrità dell'ala invasa dai fumi. «Questo è il mio secondo anno come preside all'Itis Ferraris, ma mi dicono che da oltre 25 anni c'è questo problema dei roghi tossici. Sono intervenuto perché c'è stato un incremento degli episodi dopo l'estate e ho ritenuto di dover far di tutto per tutelare i ragazzi e i lavoratori». All'Itis Ferraris infatti ci sono 1.842 studenti e 315 tra docenti e personale ausiliario: una piccola comunità che subisce l'aggressione dei roghi. «Ci sono giorni in cui il fumo va dall'altra parte per il vento - continua il dirigente scolastico - ma questa volta non c'è stato il beneficio meteorologico e fino alle 8,45 l'aria nelle aule limitrofe al campo rom era irrespirabile».

I CONTROLLI
Nei giorni scorsi sono arrivati i tecnici Arpac per pianificare l'installazione delle centraline che avverrà entro fine mese, ma resta lo sconforto per una situazione che coinvolge tutta l'area Nord di Napoli. «Le forze dell'ordine - si chiede Petitti - cosa possono controllare? Ciò che va fatto è capire invece a chi sono connessi e perché sono effettuati».

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