La Terra dei Fuochi arde come non mai. E avvelena la vita di mezzo milione di persone. Da Giugliano a Caivano, da Orta di Atella fino a Villa Literno, su oltre quaranta comuni, ogni giorno, ogni notte, aleggiano nubi tossiche sprigionate da decine di roghi. Eppure i controlli delle forze dell'ordine da qualche anno si sono fatti stringenti. I carabinieri della compagnia di Giugliano, uno dei cosiddetti epicentri del fenomeno, in meno di 12 mesi hanno denunciato circa 160 persone per il reato di trasporto illecito di rifiuti, e arrestato in flagranza un contadino che insieme allo sfalcio stava bruciando copertoni, plastiche e guaine. Numeri di poco inferiori per i militari dalla ex tenenza, ora compagnia di Caivano, che hanno iscritto nel registro degli indagati circa 120 persone per traffico e trasporto di rifiuti, pericolosi e non. Senza contare i sequestri e le denunce della task force della Prefettura, che però effettua controlli mirati alle aziende e alla attività produttive potenzialmente inquinanti.
«Per la Procura di Napoli Nord - dice il procuratore Maria Antionetta Troncone - la Terra dei Fuochi non è più un'emergenza, ma un fenomeno sistematico, quindi ancora più grave.
«Siamo in perfetta sintonia su questa nuova strategia», dice Enzo Tosti, attivista storico di Stop al Biocidio e ora anche vicesindaco di Orta di Atella. Ieri mattina, la dottoressa Troncone ha ricevuto un esposto firmato da trenta sindaci della Terra dei Fuochi, dalle associazioni e dal vescoso di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, sulla grave situazione ambientale dei comuni che ricadono sotto la competenza della sua Procura. «È stato - dice Tosti - un incontro proficuo, con il procuratore molto attento alle istanze di sindaci e associazioni, non più controparti ma finalmente compartecipi. Anche noi abbiamo sottolineato che da anni la Terra dei Fuochi non accoglie più rifiuti dal nord, ma è interessata da roghi in cui bruciano gli scarti di lavorazione di aziende piccole, completamente illegali, e di quelle più grandi che vogliono risparmiare sullo smaltimento legale. Bisogna farle uscire allo scoperto. E per fare questo non occorrono solo la magistratura e le forze dell'ordine, bisogna che intervenga lo Stato».
Intervenire. Un verbo che da queste parti ha il sapore della beffa. I Comuni non intervengono, a causa degli anemici bilanci. La Città Metropolitana nemmeno. Per gli stessi motivi. Un esempio scandaloso? Via Cantariello, la strada provinciale che partendo da Casoria arriva fino ad Afragola e conduce migliaia di automobilisti agli store Ikea e Leroy Merlin. Lì, per trecento metri lo spazio della carreggiata si è ridotto della metà, perché a destra e manca sono state depositate tonnellate di monnezza di ogni specie. Carogne di animali, bidoni di solvente, guaine, medicinali scaduti, onduline di amianto, vecchie batterie che riversano acido in quantità, pneumatici e persino la scocca di una Smart cannibalizzata. Un muro di rifiuti, che impedisce persino alle siepi di more selvatiche, che crescono dappertutto, di attecchire e svilupparsi. Un letto di rifiuti rinsecchiti, che circonda un campo Rom di baracche tirate su sotto l'ombra dei piloni, e che non aspetta altro che di essere bruciato. Una bomba ecologica con il ticchettio a fine corsa. I roghi accesi producono rifiuti speciali pericolosi, il cui costo di rimozione è stellare. Le fiamme fanno spazio. Ricomincia lo sversamento. Cresce la bomba ecologica. È questo l'infame ciclo della Terra dei Fuochi.