La Terra dei fuochi alle porte di Napoli: «Aria irrespirabile dopo i roghi, noi costretti a stare chiusi in casa»

Il paesaggio devastato dalle fiamme a via della Tramontana
Il paesaggio devastato dalle fiamme a via della Tramontana
di Antonio Folle
Martedì 20 Agosto 2019, 18:40
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Terra dei fuochi a due passi dal centro di Napoli. Sono passati 15 giorni dal maxi rogo che ha devastato l'enorme area verde che sovrasta via della Tramontana e che ha raso al suolo interi ettari di vegetazione. Oggi la zona è invasa, specie nelle ore serali, da un pestilenziale odore di plastica bruciata, un cattivo odore che costringe i residenti a restare barricati in casa o a girare armati di bottiglie d'acqua e fazzoletti per coprirsi la bocca. Una situazione assurda e paradossale verso la quale covano fermenti di ribellione da parte dei cittadini. I residenti di via della Tramontana, infatti, hanno nuovamente chiesto a gran voce alle istituzioni di intervenire per un attento screening della qualità dell'aria e, soprattutto, per un controllo accurato del sottosuolo. Il timore è che dai terreni arsi e messi a nudo dalla distruzione della vegetazione si stiano sprigionando fumi tossici provenienti da scorie interrate negli anni passati. 

Non è la prima volta che la zona di via della Tramontana va a fuoco. Nel 2004 un enorme rogo, contenuto a stento dai vigili del fuoco, mise a serio rischio l'incolumità delle centinaia di abitanti del quartiere situato alle spalle dell'aeroporto di Capodichino. Da allora nessun provvedimento è stato adottato per mettere al riparo le case che affacciano direttamente sull'area verde. Eppure le sollecitazioni - anche scritte in forma ufficiale agli uffici competenti - non sono mancate. Nel mese di maggio e nel mese di giugno il consigliere della VII Municipalità Giuseppe Grazioso, con una serie di Pec inviate ad Asìa - proprietaria dell'area poi andata a fuoco - alla direzione della VII Municipalità, all'Asl e all'assessore Raffaele Del Giudice, aveva sottolineato la necessità di adottare provvedimenti urgenti per scongiurare il rischio di incendi. Inutilmente.
 

«Ho segnalato in via ufficiale questa situazione a tutti gli uffici competenti - spiega Grazioso - ma non ho ricevuto alcuna risposta. Anzi, il direttore della nostra Municipalità ha risposto che il problema non è di competenza della Municipalità, rinviando la responsabilità ad altri uffici. Di fatto i cittadini assistono ad uno scaricabarile che ha messo a rischio la loro vita. Questo - tuona l'esponente del parlamentino di Secondigliano - non lo accetto. A settembre invierò una nota ufficiale al presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Napoli chiedendo una commissione ad hoc che indaghi sul perchè ci sono state così tante omissioni sul fronte del contrasto agli incendi in una zona già segnalatasi per essere una zona ad alto rischio».

Poi la stoccata contro Asìa: «La zona andata a fuoco è di proprietà di una azienda che si occupa di rifiuti nella nostra città. Intanto lo scorso 4 agosto, proprio a causa dell'enorme quantità di rifiuti accumulati all'ingresso della zona che poi è andata a fuoco, le autobotti dei vigili del fuoco non hanno potuto accedere. Non è difficile intuire cosa sarebbe potuto accadere se i pompieri non avessero svolto con la solerzia che li contraddistingue il loro lavoro ergendosi a baluardo delle abitazioni minacciate dalle fiamme che si sprigionavano a pochi metri. Di tutto questo - ha poi concluso Grazioso - qualcuno dovrà rendere conto».

La rabbia dei residenti: «Noi non sappiamo cosa c'è effettivamente sotto queste sterpaglie - affermano i cittadini - di certo l'odore che si sente non lascia pensare che si tratti di qualcosa di naturale. Temiamo che negli scorsi anni siano stati seppelliti rifiuti speciali e che ora le fiamme abbiano messo a nudo il problema. Abbiamo paura - l'appello dei cittadini - per l'incolumità nostra e delle nostre famiglie. Le istituzioni, anzichè passarsi la responsabilità di mano in mano, vengano qui e diano risposte. Mentre loro mostrano indifferenza o litigano sulle responsabilità noi siamo costretti a barricarci in casa perchè abbiamo perso anche il diritto a respirare».
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