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40 anni dal terremoto dell'Irpinia: la grande ferita in cui si riunì l'Italia

di Gianni Colucci
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 22 Novembre 2020, 23:04 - Ultimo agg. : 23 Novembre, 12:03
4 Minuti di Lettura

La ferita del terremoto di Irpina e Basilicata e la capacità del Paese di unirsi davanti al dramma per ricostruire. I ritardi che hanno accompagnato quell’opera, il ricordo di 3000 vittime, di 8 mila feriti, 300 mila abitazioni distrutte o inagibili, 18 comuni rasi al suolo e altri 99 devastati.

Il Papa e il presidente Mattarella hanno ricordato i giorni del lutto, della disperazione e il sacrificio corale del Paese. Oggi i quaranta anni del terremoto si rievocano nelle regioni devastate con cerimonie e commemorazioni. 

APPROFONDIMENTI
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Terremoto 1980, l'ultimo treno dei fondi per la ricostruzione
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«Quell’evento drammatico le cui ferite anche materiali non sono ancora del tutto rimarginate - ha detto Papa Francesco ieri all’Angelus - ha evidenziato la generosità e la solidarietà degli italiani. Ne sono testimonianza tanti gemellaggi tra paesi terremotati e quelli del nord e del centro i cui legami ancora sussistono queste iniziative hanno favorito il faticoso cammino della ricostruzione».  

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E di ferite parla anche il presidente della Repubblica: «Profonda è stata la ferita alle popolazioni e ai territori. Immensa la volontà e la forza per ripartire. Il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l’impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli».

Forte il richiamo al sacrificio di tanti: «Tante vite - dice il capo dello Stato, che ha ricevuto nei giorni scorsi una lettera da 70 sindaci del “cratere” - non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi. Il numero dei senzatetto si contò in centinaia di migliaia: sofferenze, disperazione, sacrifici che si sono prolungati per anni nel percorso di ricostruzione».

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Oggi in quella che è un po’ la capitale del terremoto, Sant’Angelo dei Lombardi, una cerimonia limitata dalle restrizioni del covid, ma non per questo meno sentita, raccoglierà istituzioni e rappresentanti del volontariato che ebbero un ruolo centrale in quelle ore e nei mesi successivi. Sono attesi video e messaggi del presidente Mattarella e del premier Conte sulla pagina facebook @terremotodellirpinia. Una corona di fiori del presidente della Camera Fico sarà deposta nel parco della memoria del paese martire. 

 

Il terremoto, erano le 19,34 di una domenica novembrina incredibilmente calda e una luna piena sinistramente arrossata illuminava la sera, ebbe una magnitudo di 6.9 (pari a circa il decimo grado della scala Mercalli) e - secondo le stime più accreditate - causò 2.570 morti (2.914, secondo altre fonti), 8.848 feriti e circa 300 mila senzatetto. Alcuni comuni vicini all’epicentro - tra i quali Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza, Castelnuovo, Santomenna, Laviano, Muro Lucano - furono quasi rasi al suolo, altri gravemente danneggiati. 

La frattura generata nel sottosuolo dal sisma creò una faglia visibile per circa 38 chilometri. Dei 679 comuni delle otto province interessate (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) ebbero danni da disastrosi a lievi. Le tre province maggiormente colpite furono Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni dell’ epicentroe ebbero circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni tra Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi subirono danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo furono in maniera lieve. Nelle ore successive all’evento fu il presidente della Repubblica di allora Sandro Pertini a denunciare l’esasperante lentezza dei soccorsi. Poi i decenni successivi furono segnati dalla altrettanto faticosa ricostruzione di case e infrastrutture e dal progetto di industrializzazione in montagna, con decine di nuclei industriali che sorsero in Campania e Basilicata.

Video

Se ne ricavò l’idea che l’area del danno fosse stata allargata a dismisura (anche Napoli subì gravi danni a cominciare dal crollo di via Stadera). Decine di inchieste giudiziarie hanno fatto luce sullo scandalo che fu giornalisticamente definito Irpiniagate ma che andò al di là della provincia di Avellino. D’altra parte si trattava di ingentissime risorse stanziate dallo Stato. Alla fine si è giunti a circa 65mila miliardi di lire, ben oltre il dato della relazione conclusiva del 1991 della Commissione d’inchiesta, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro. Dovevano servire per ricostruire e creare occupazione, mossero anche faccendieri e camorristi. 

Il terremoto d’Irpinia ha fatto nascere la protezione civile grazie al coordinamento di Giuseppe Zamberletti (morto il 26 gennaio dello scorso anno) che da Commissario straordinario del Governo operò con straordinario impegno. Manca ancora invece una legislazione che uniformi gli interventi in caso di disastri naturali, come richiederebbe un paese altamente sismico come l’Italia. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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