Terremoto a Ischia, la ricostruzione bloccata dai furbetti del condono

Terremoto a Ischia, la ricostruzione bloccata dai furbetti del condono
di Massimo Zivelli
Venerdì 26 Febbraio 2021, 12:00
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Una valanga di soldi stanziati dallo Stato per la ricostruzione post sisma a Ischia restano inutilizzati nell'attesa di ulteriori interventi di natura esclusivamente assistenzialistica. Soldi, tanti soldi, che non vengono impegnati perchè i potenziali percettori dei ristori non intendono pagare gli oneri collegati alla sanatoria degli abusi edilizi, da loro stessi compiuti su quelle case che oggi vanno ristrutturate a spese dello Stato. Intanto le casse pubbliche continuano a erogare i contributi mensili per la sistemazione degli sfollati in altre case e strutture prese in affitto, così come i ristori per le aziende che sono rimaste ferme e quindi improduttive, senza che si sappia fino a quando questo sarà possibile. 

 

Su circa un migliaio di case e appartamenti e qualche decina di strutture produttive, persistenti nella zona rossa e che sono da mettere in sicurezza completamente o parzialmente, ad oggi - comunica la struttura commissariale di governo che si occuoa della ricostruzione, presieduta dal prefetto Carlo Schilardi - solo un'ottantina hanno completato l'istruttoria e sono stati ammessi a finanziamento.

Che cosa succede dunque a Forio, Lacco Ameno e soprattutto a Casamicciola Terme (dove si registrarono i danni maggiormente diffusi)? Perchè la macchina degli interventi sull'edilizia privata si è inceppata e la ricostruzione annaspa? «Se grazie al nostro lavoro e a quello degli uffici tecnici dei Comuni la ricostruzione dell'edilizia pubblica è avviata quasi al 100% - spiega Schilardi - la percentuale sul patrimonio edilizio privato scende al di sotto del dieci per cento». Negli uffici comunali preposti alla istruttoria degli atti propedeutici arriva la conferma: tantissimi cittadini nonostante abbiano avuto accesso a corsie preferenziali per ottenere il condono edilizio (prerogativa essenziale per accedere ai fondi statali, che non possono essere impiegati su strutture abusive e quindi illegali), non perfezionano le pratiche «perchè - dicono i responsabili - non vogliono pagare gli oneri concessori per la sanatoria edilizia. Più o meno tutti sostengono di non avere i soldi per pagare gli oneri e quindi sbloccare le pratiche di finanziamento». Siamo davanti a un circolo vizioso? Un meccanismo - si chiede retoricamente Schilardi - che vede persone colpite dal terremoto, dalla inattività protratta e per ultimo, dalla pandemia, impossibilitate a pagare poche migliaia di euro di condono per accedere a benefit pari invece a decine e in alcuni casi centinaia di migliaia di euro, per rimettere in sesto la loro proprietà? L'idea che si sono fatti al Commissariato di governo sembrerebbe ben altra. «Ci sono sicuramente - dice Schilardi - casi di terremotati che effettivamente non hanno neppure un centesimo, e quelli li capisco. Ma poi ci sono tanti altri che, come si suol dire, ciurlano nel manico in modo anche palese». Insomma, veri furbetti della ricostruzione. «Dallo Stato i terremotati hanno avuto tutto: i contributi per le sistemazioni alternative, quelli di ristoro per le attività che hanno dovuto chiudere i battenti. Poi ci sono i soldi per la ricostruzione. Per accedere occorre avere una proprietà in regola. Chi aveva costruito abusivamente, dallo Stato e stante la eccezionalità del momento, ha visto riaprirsi la strada del condono e quindi di sanare finalmente e dare un futuro alla proprietà stessa. E invece che cosa succede? Che pure avendo ottenuto l'ultima agevolazione dallo Stato e cioè di poter pagare gli oneri di sanatoria calcolati al primo dei condoni, quello del 1985, e cioè la somma più bassa in assoluto e per di più rateizzabile, tengono tutto fermo perchè pretendono tutti i benefici presenti e futuri derivanti dalla loro condizione di terremotati», si arrabbia Schilardi. Insomma, in quanto terremotati frenano aspettandosi che prima o poi gli venga riconosciuto anche il diritto del condono gratuito. «Siamo di fronte all'assurdo - afferma il commissario - ma anche di fronte all'idiozia, perchè così sono destinati a perdere tutto, anche l'occasione della loro vita».

Nell'attesa (improbabile) di nuove misure assistenzialiste pagate coi soldi pubblici infatti, il rischio reale è che i fondi, se non utilizzati, spariscano definitivamente. Se ne rendono conto i Comuni che da un po di tempo hanno visto svanita la possibilità di far passare anche dissesti recenti come finanziabili d'urgenza attingendo alla cassaforte dei fondi dell'emergenza ricostruzione. Lo stesso personale assunto negli ultimi due anni a supporto degli uffici tecnici, sempre per la ricostruzione, è stato dismesso perchè si è perso tempo. Nella finanziaria 2021 non è passato il rinnovo delle esenzioni dal pagamento dei tributi e anche le bollette delle utenze fra pochi mesi torneranno a presentare tariffe senza più sconti. Mentre i centri storici, privati così degli interventi di ristrutturazione, sono destinati a languire. 

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